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De Pisis e l’attimo imprendibile

​La parabola artistica ed esistenziale di Luigi Filippo Tibertelli, meglio conosciuto come Filippo de Pisis (1896-1956) o il Marchesino pittore, dal titolo nobiliare della famiglia paterna. Nella natia Ferrara, durante la Grande guerra conobbe Giorgio de Chirico e Alberto Savinio – militari di stanza in quella città – e Carrà, ricoverato nella locale clinica per nevrosi di guerra.
Da Ferrara, De Pisis si trasferì a Roma, Parigi, Milano, Venezia, fino alla tappa finale di Brugherio, nella clinica
per malattie mentali “Villa Fiorita”. Famoso per la velocità di esecuzione dei dipinti, fu anche poeta e scrittore,
con racconti spesso autobiografici. La rassegna presenta lettere e testi inviati allo scrittore e critico bolognese Giuseppe Raimondi: un corpus epistolare da cui emergono le inquietudini del Marchesino. Tra le opere in mostra, l’omaggio a Parigi con La Coupole del 1928, i ritratti
di giovani efebi e le nature morte corrose dal tempo, come
I pesci marci (1928) e La lepre (1933). «Il nostro più grande pittore della natura e del naturale» lo definì nel 1956 Leonardo Borgese, sulle colonne del “Corriere della Sera”. “De Pisis. La poesia dell’attimo”, a cura di Lorenza Roversi. Ferrara, Padiglione d’Arte Contemporanea.  Fino al 2 giugno. Info: artemoderna.comune.fe.it.