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Quel Bambino che fa paura ai potenti

Attorno al Bambino di Betlemme sono accadute cose incredibili e si ripetono fatti impressionanti. Voglio subito far notare alcune reazioni che, umanamente parlando, non sono spiegabili: questo Bambino nacque povero e fece spaventare i ricchi; questo Bambino nacque umile e fece allarmare i potenti; questo Bambino nacque mite e disarmato... eppure scatenò l’ira dei violenti. E questo fenomeno si ripete periodicamente. Perché? Qui c’è qualche cosa che merita di essere approfondita, per non perdere il grande messaggio che sta dietro la vicenda di questo Bambino. Nel Natale dell’anno 2004 alcune insegnanti pensarono di togliere il nome di “Gesù” da una canzone di Natale per sostituirlo con la parola “virtù”: il nome di “Gesù” evidentemente dava fastidio. Altre insegnanti pensarono di sostituire la storia vera del Natale di Gesù con la favola di Cappuccetto Rosso: questo gesto è didatticamente inqualificabile, perché mette sullo stesso piano la storia e la favola! Non c’è più posto per il Bambino di Betlemme? Da tempo, del resto, è in atto una subdola operazione per trasformare il Natale in una festa senza il Bambino.
Mi chiedo: perché c’è tanta paura nei confronti di questo Bambino? Eppure proprio da questo Bambino è partita la più grande e benefica trasformazione dell’umanità: da questo Bambino è nata la civiltà dell’amore e del rispetto; mentre, ogni volta che ci si è allontanati da questo Bambino, è riemersa la barbarie del sopruso e del calpestamento della dignità umana. Ma lasciamo parlare i fatti. Quando nacque Gesù, il tiranno Erode (soprannominato “il Grande”: quanto talvolta è stupida e bugiarda la storia!) poté impunemente organizzare la strage dei bambini di Betlemme: e il fatto non suscitò tanto scalpore, perché non era inconsueta l’usanza di uccidere i neonati... non graditi. Seneca, che pur era un pensatore di grande equilibrio e di alta spiritualità, in una sua lettera recepisce la mentalità del suo tempo e arriva a scrivere: «Se non gradisci il bambino... puoi immergerlo (cioè, puoi ucciderlo affogandolo)». Il Bambino di Betlemme ci ha aperto gli occhi su questa barbarie: egli ha decisamente preso la difesa della dignità di ogni bambino ed è arrivato a dire: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio» (Mc 10,14). Il Bambino di Betlemme si è schierato dalla parte dei più deboli e ci ha restituito lo smarrito e sempre smarribile sentimento del rispetto della vita di tutti. Quando è nato il Bambino di Betlemme veniva praticata legalmente la schiavitù: alcuni uomini potevano avere come schiavi altri uomini e disponevano su di loro del diritto di vita e di morte. Il Bambino di Betlemme ha sussurrato agli uomini il messaggio della dignità inalienabile di ogni persona... e così lentamente la schiavitù è stata percepita come indegna dell’uomo ed è stata abolita ufficialmente dagli Stati civili. Ma dove non viene accolto il messaggio del Bambino di Betlemme, lì riaffiora la cattiva erba della schiavitù: anche oggi! Vogliamo condannare per questo il Bambino di Betlemme? Vogliamo ritornare alla barbarie? Immanuel Kant, pensatore di indubbio spessore, ebbe l’onestà di dichiarare: «Il Vangelo è la fonte da cui è scaturita tutta la nostra civiltà».
Chi combatte il Bambino di Betlemme, sappia bene chi e che cosa combatte! Personalmente, io sono felice di confidarvi che mi sento fiero e felice di avere scelto come mio Signore il Bambino di Betlemme.

di Angelo Comastri

cardinale, arciprete della basilica di San Pietro, vicario generale
per la Città del Vaticano