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Europa rialzati, senza radici sei perduta

​Quando eravamo più giovani, eravamo entusiasti e nutrivamo grandi speranze, avevamo il desiderio di costruire un mondo migliore. Poi, con il passare degli anni, ci siamo resi conto che molte di quelle speranze sono andate deluse. Non è strano. Accade per un meccanismo naturale della vita umana, che si ripete a ogni epoca: anche se non si verificano grandi cambiamenti, si finisce con il restare delusi. Ciò, però, fa parte del processo che conduce alla maturità. L’umanità matura è, in genere, un’umanità delusa. Come mai? Il fatto è che forse avevamo aspettative sbagliate. Oggi appare chiaro che puntare a una crescita infinita, intendo una crescita materiale, non funziona più. Non vale la pena di fare tutto questo sforzo per diventare più ricchi. È evidente ogni giorno di più. Così, persino il problema della disoccupazione appare mal formulato. La disoccupazione infatti è una condizione naturale nella società sviluppata, dove ci saranno sempre meno lavori, e tanti lavori mortificanti verranno cancellati. Succedono anche cose paradossali, magari grazie alla robotizzazione: lavori che erano finiti in Cina adesso tornano in Occidente, dove i robot li eseguono meglio dei cinesi mal pagati.
Tutto ciò implica che la visione della vita deve cambiare profondamente, e così anche le nostre aspettative e le nostre aspirazioni. Ancor più in un’epoca di grandi cambiamenti, che deve misurarsi con emergenze come la minaccia del terrorismo, e con la disperazione delle ondate di profughi. Emergenze che mettono alla prova l’identità europea.
Soprattutto il Belgio è stato in tempi recenti nell’occhio del ciclone. Si tratta di una nazione giovane, che più di altre sembra aver rinunciato alla propria identità cristiana. Un paradosso per il Paese sede dell’Unione Europea. Ma anche la dimostrazione che l’umanesimo laico non sa costruire una piattaforma valida per tenere unite le nazioni europee, poiché i suoi valori sono troppo in contrasto fra loro. Invece, come proclamava Giovanni Paolo II, il concetto di Europa è legato alla cristianità, all’unità fra Paesi legati dalla stessa fede. Dobbiamo tornare a queste radici dell’Europa, antichissime perché risalgono a Costantino, ma soprattutto autentiche. Certo, nel mondo laicizzato di oggi sperare in un ritorno a questi valori può sembrare un’utopia. Però le cose possono cambiare. E intanto già basterebbe riconoscere che tanti valori sociali derivano da quelli cristiani. I diritti umani, per esempio, sono concepiti e concepibili solamente in ambito cristiano, non esistono in tante “civiltà” del passato e del presente. Il fatto è che i diritti umani e la libertà non sono un valore assoluto: occorre qualcosa di più profondo a motivarli. Noi europei allora che cosa possiamo fare? Soprattutto essere disposti a più sacrifici e a grandi ideali, senza i quali diventiamo vulnerabili a qualsiasi attacco. Una civiltà tiepida, che non sa riconoscere la drammaticità del nostro tempo, incapace di coltivare e amare anche un solo valore per cui valga la pena dare la vita, è una civiltà condannata. Terrorismo e profughi non fanno che metterne in luce le debolezze.
Il progetto dell’unificazione europea è molto ambizioso: è naturale che si verifichino anche passi indietro, che però non sono mai definitivi. Perciò sono convinto che la decomposizione dell’Unione Europea sia poco probabile, nessuno la desidera veramente. Sulla carta geografica del mondo l’Europa si è rimpicciolita, non ha più la dimensione di un tempo, ma solo unita può mantenere un suo peso. Un’Europa divisa in tanti Paesi nazionali è già condannata alla sconfitta.

di Krzysztof Zanussi*

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