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Da Dante a Eliot il cosmo come destino

​Davide Rondoni

Il desiderio di leggere nelle stelle qualche segno che riguardi il nostro destino è antico come l’uomo. Costellazioni e cicli di lune e stelle sono disegnati dall’uomo preistorico nelle sue caverne, la prima volta su una zanna di mammut. Il gesto di alzare gli occhi al cielo determina la storia dell’uomo dai primordi. Il senso del tempo, la necessità di orientamento, la lotta alla tenebra delle notti e del destino. Lo sguardo che si riempie di stelle è, come nota Leopardi nello Zibaldone, il primo atto con cui l’uomo avverte la sproporzione tra sé e l’universo e i suoi misteri. Ed è allo stesso tempo l’atto in cui certifica la propria vera grandezza e dignità. «Niuna cosa maggiormente dimostra la grandezza e la potenza dell’umano intelletto, né l’altezza e la nobiltà dell’uomo [quindi, non solo la potenza dell’intelletto, ma la sua dignità] che ’l poter l’uomo conoscere e interamente comprendere e fortemente sentire la sua piccolezza, quando egli considerando la pluralità dei mondi si sente essere infinitesima parte di un globo che è minima parte ed uno degli infiniti sistemi che compongono il mondo. Quando l’uomo considera tutto questo e in questa considerazione stupisce della sua piccolezza, profondamente sentendola e interamente riguardandola quasi si confonde col nulla e perde se stesso nel pensiero dell’immensità delle cose e si trova come smarrito nella vastità incomprensibile dell’esistenza. Allora con questo atto e con questo pensiero egli dà la maggior prova possibile della sua nobiltà» (Leopardi, Zibaldone, p. 3171).
Come Leopardi, autore di un trattato di astronomia, anche Pascoli trasse, da studi analoghi, immagini per la sua poesia, fino ai detti popolari sulla stella che cade quando un’anima va in cielo. Ma già una sapiente dell’anno Mille, Ildegarda di Bingen, sapeva che le Vie del sapere (questo il titolo di una sua opera) passano attraverso una visione del firmamento. Nella terza delle tavole delle sue visioni il Dio Onnipotente «si mostra nella creazione in forma di Instrumentum rotondo e ombroso simile a un uovo». In altre le stelle sono segni dei profeti e la più grande è Giovanni il Battista. Così come i Magi del resto seguono i segni del cielo, anche Dante nel suo viaggio costella la Commedia di notazioni astronomiche.
L’io viandante, l’homo viator, sa che il suo cammino non avviene come oggi vediamo sui nostri dispositivi di orientamento satellitare, ovvero un puntino su un tragitto, ma avviene mentre tutto il teatro del cosmo si sta muovendo intorno a lui. E non solo: il movimento di tali astri mostra che il grande moto del mondo non dipende dalla nostra volontà. E che ogni movimento individuale avviene come possibile armonia o discordanza rispetto al movimento dell'infinito universo.
Oggi gli astrofisici sono alle prese con il mistero della espansione dell’universo, ciò che Dante chiamava “amor che move”. Leopardi trae da Omero immagini di stelle che fan chiara la notte prima della guerra, trasferendola dai campi degli Achei nell’anima sua. E Thomas Stearns Eliot, colto poeta novecentesco, inizia i suoi Cori con notazioni sulla salita di costellazioni e lo sparire di altre: «Si leva l’Aquila alla sommità del cielo…». E come non avere in mente le statue di Arturo Martini, le figure di uomini, di donne, di sorelle rivolte alle stelle, così come gli astri roteanti di Van Gogh o quella tra cui si libra l’Icaro di Matisse, con il cuore acceso? E non tornano segni di stelle e di Zodiaco nei volti disegnati dalla maestria odierna di Omar Galliani?
Tale rapporto con i segni dello Zodiaco e con gli influssi delle stelle, che spesso si riduce a fattucchierismo con vendita di previsioni meccaniche, fa parte invece di una consapevolezza fondamentale: il luogo dove siamo è un teatro, non un caos. E il segreto regista ha steso un canovaccio misterioso, ma lascia segni per interpretarne il senso. Le stelle sono i primi segni enigmatici che l’uomo ha visto alzando gli occhi, insieme al fuoco, agli animali. E in ognuna di queste realtà, l’ardore del fuoco, la “danza” animale, il disporsi delle stelle ha cercato e cerca segnali per intendere il cammino.