Luoghi dell' Infinito > La chiesa cristocentrica di Bartning

La chiesa cristocentrica di Bartning

di Mario Botta

​Nel 1919 l’architetto Otto Bartning, con studio dal 1905 a Berlino, dà alle stampe il testo Vom neuen Kirchbaum nel quale indaga le inquietudini e le speranze delle istanze innovative dal punto di vista liturgico e architettonico di quel tempo; una pubblicazione che resterà elemento di dibattito per le trasformazioni delle tipologie ecclesiali avvenute negli anni a cavallo fra lo storicismo di fine ‘800 e gli slanci propri della cultura borghese di inizio ‘900.
Vi si legge: «L’anima che percepisce lo spazio lo irradia in tutte le sue parti fino a riempirlo completamente. In uno spazio armonioso l’anima diventa una forma cosmica, in uno spazio disarmonioso si confonde in un groviglio caotico. In uno spazio diventa creatrice, nell’altro va in disgrazia». Con queste parole l’architetto sottolinea con forza i comportamenti del fruitore che si muove nello spazio e che diventano molto più importanti rispetto ai codici e alle regole della composizione, ed esplicita così una sensibilità e un atteggiamento che sono caratteristici della modernità. Queste osservazioni, che descrivono un nuovo modo di interpretare lo spazio ecclesiale, porteranno poi Bartning a progettare una chiesa a pianta stellare inscritta in un eptagono (Sternkirche) che offre una forza plastica di straordinaria modernità e possiede una configurazione architettonica che precorre i futuri risultati espressionisti. Un’immagine purtroppo destinata a rimanere solo un modello in gesso, ma che la cultura architettonica continuerà per molto tempo a considerare come un importante riferimento per l’organizzazione planimetrica “cristocentrica” indicata dalle istanze teologiche di rinnovamento.
Un’edizione di questo progetto, semplificata e più economica, verrà realizzata dallo stesso architetto nel 1929 con la chiesa della Resurrezione, a Essen-Huttrop, concepita come ricostruzione della precedente chiesa a seguito dei danneggiamenti subiti con la Grande Guerra. L’edificio presenta una forma architettonica chiara, di grande bellezza e semplicità; un’immagine che pare uscita direttamente da un disegno “rinascimentale”, con una razionalità classica che irradia ordine e serenità nel paesaggio urbano dell’intorno. Dalla pianta circolare si eleva una struttura piramidale composta da tre cilindri sovrapposti: il più grande accoglie l’aula assembleare, quello centrale il pavimento della galleria e il più piccolo è la lanterna che corona l’edificio. Una sintesi convincente, totalmente diversa rispetto al precedente modello stellare ed espressionista indicato dalla Sternkirche, da cui l’architetto ha preso comunque ispirazione.
Capita spesso che le ragioni che sfociano nella costruzione siano lontane dalle idee che le hanno motivate; l’espressione proverbiale “cosa fatta capo ha” racchiude una grande verità per la cultura architettonica, anche quando le spinte ideologiche di principio si dissolvono nel logorio del processo realizzativo.
Questa bella chiesa della Resurrezione di Essen è l’esito di un travaglio liturgico-architettonico nato dal progetto della Sternkirche del 1922 e “tradito” dallo stesso autore nel 1929. La chiesa diventa l’espressione delle aspettative liturgiche auspicate dalla cultura architettonica di un’intera generazione attraverso un linguaggio di grande modernità.