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Chiesa e quartiere, il modello svizzero

​La chiesa riformata di Effretikon, nel Cantone di Zurigo, viene costruita fra il 1956 e il 1960 da Ernst Gisel, e successivamente ampliata – negli anni Novanta – per far fronte alla richiesta di ulteriori spazi comunitari.
Il primo insediamento occupa la parte alta di un promontorio che pone la chiesa in una posizione privilegiata rispetto al tessuto edilizio dell’intorno che si è consolidato nel dopoguerra sulla pianura sottostante, dove corre la ferrovia.
Quel primo insediamento, con la costruzione della nuova chiesa, è anche testimonianza del rinnovamento liturgico in atto a quel tempo nella vicina Germania; rinnovamento che innescherà poi un inevitabile ringiovanimento storico del­l’architettura ecclesiale. In quegli anni anche in Svizzera si era progressivamente rafforzata l’esigenza di un adeguamento degli edifici religiosi (molti obsoleti, altri ancora con vecchie strutture lignee) e, soprattutto, di accogliere le spinte della nuova liturgia capace di interpretare lo spirito di quel tempo.
È in questo contesto di importanti cambiamenti che l’architetto Ernst Gisel trova a Zurigo uno spazio di ricerca e di lavoro idoneo ai suoi interessi, giungendo a profilarsi come uno dei migliori protagonisti dell’architettura moderna nella Svizzera tedesca.
Il calcestruzzo lasciato a vista diventa il materiale più usato per costruire la maggior parte delle opere collettive nelle quali sono necessarie separazioni interne con pareti mobili che permettono di definire settori funzionali autonomi. Un modello che si diffonderà anche in altre chiese costruite in quei territori. L’immagine del “tempio” si palesa attraverso forme espressive nuove rispetto alle tipologie del passato, che diventano una costante che configura una presenza “altra” rispetto ai tessuti dei villaggi circostanti. All’interno di questo paradigma si fa strada la domanda per un uso flessibile dello spazio ecclesiale in modo da soddisfare anche le molteplici attività sociali. Un accordo indispensabile per far vivere a tempo pieno le nuove chiese, apprezzato e fatto proprio dalle collettività che, pur riconoscendo l’importanza della chiesa, formulano il bisogno di trovare nuovi punti di aggregazione di quartiere. Nella tipologia ecclesiale viene così a consolidarsi una nuova centralità “urbanistica”, che nei territori germanofoni trova linfa vitale proprio grazie alla costruzione dei nuovi centri parrocchiali.
Per sottolineare il ruolo sociale di quartiere, nel caso di Effretikon l’architetto dà grande importanza allo spazio antistante dove costruisce la torre campanaria che assume un ruolo di richiamo totemico. Al di là della funzione strumentale per alloggiare le campane, attorno a questa nuova presenza si organizzano altri spazi di arredo urbano (l’orologio, le panchine per la sosta, la fontana per il ristoro, gli spazi per il gioco…). La piazza di quartiere diviene la piazza della chiesa! Le attività civili e religiose si incontrano e la torre assume sempre più configurazioni strutturali iconiche e scultoree, usando al meglio le forme espressive del nuovo materiale, il calcestruzzo. La valorizzazione anche “civile” della torre campanaria avrà, nei decenni successivi, un sorprendente seguito.