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Uomo, matematico creatore

Dagli agri romani all’architettura del Novecento, nell’ordinare lo spazio attorno a sé la civiltà occidentale ha sempre ricercato moduli spaziali razionali

mosaico pavimentale (XII secolo). Bari, basilica di San Nicola, coro (Scala)

mosaico pavimentale (XII secolo). Bari, basilica di San Nicola, coro (Scala)

Tra tutti i saperi elaborati nel corso dei secoli per abitare la terra con agio e serenità, la geometria sembra essere stata quella più stabile fino a tempi molto vicini a noi. Essa è da sempre indispensabile termine di riferimento nel disegno e nella costruzione delle architetture, delle città e dei paesaggi agricoli e urbani; la troviamo in tutte le culture e in tutti i tempi nei gesti degli uomini e nella struttura e nel decoro di oggetti d’uso quotidiano. Gli scienziati se ne servono per dar ragione dell’ordine spazio-temporale del cosmo e per quello delle sue particelle infinitesimali. Non è possibile parlare della realtà, darne attestazione in immagini convincenti, senza far uso di strumentazione geometrica. La collaborazione tra matematica e geometria, in passato occasione di scoperte in molti campi, ha consentito in tempi recenti la paradossale coincidenza, in natura, di imprevedibilità con regolarità, di caos con ordine, di frammentazione con equilibrio e bellezza. La scoperta dei frattali, infatti, di cui è stato principale protagonista il matematico Benoît Mandelbrot (1924-2010) grazie alle visualizzazioni al computer, ha consentito di conoscere il modo di crescere degli alberi, del mutare delle nuvole, del profilo di monti, di coste e corso dei fiumi, dell’auto-regolazione del sistema nervoso e dei vasi sanguigni dei corpi vivi, del disegno dei fiocchi di neve e di altro ancora. Il frattale, oggetto geometrico il cui “disegno” si ripete a tutte le sue scale, ci segnala l’esistenza dell’ordine frammentato, fractus, della realtà; non contraddice la regolarità della geometria euclidea, che esplora rette, cerchi, poligoni e solidi tridimensionali, ma fa emergere dinamiche trasformative naturali finora sconosciute......
 
di Maria Antonietta Crippa​