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Un velo di gioia nel colore

Da “ancilla Domini” a “porta del Cielo” viaggio tra le figure della Vergine nell’arte

​Da due millenni la cultura cristiana è innamorata di Maria, la donna che, all’angelo che la invitava a diventare madre di Dio, rispose: «Ecce ancilla Domini», «Ecco la serva del Signore». Nella poesia come nel canto e nell’arte, nel pensiero teologico come nella prassi devozionale, la Chiesa non solo ha meditato su questa giovane, specchiandosi in lei, ma ha fatto del suo esempio e delle sue parole un cammino per arrivare al Figlio.
Antonello da Messina, nella sua Annunciata, mettendo la Vergine a un solo passo dallo spettatore sembra dirci chiaramente: «Ecco la serva del Signore – ecco una donna libera, capace di donarsi, colma di gioia, aperta alla vita». Il pittore siciliano la immagina con gli zigomi alti e gli occhi a mandorla delle donne del Mediterraneo meridionale, con uno sguardo pieno di consapevolezza e un sottile sorriso che le sfiora appena le labbra, dotando il volto di una luminosità che evoca una luce interiore. Quella Luce che, nel medesimo istante e proprio attraverso lei, entra nel mondo.
Vergine trepidante, madre che stringe teneramente il pargolo al seno, Maria nell’arte della Chiesa è anche la donna che insegna al Dio Bambino i gesti umani dell’amore. Come nello straordinario rilievo di Andrea Pisano per il campanile di Giotto, in cui la Madre solletica il Bambino e questi, pur resistendo, gode e si diverte.
Sta poi ai piedi della croce di Cristo e ne accoglie il cadavere, come nella Pietà dell’anziano Giovanni Bellini, intrisa di luce, dove la lirica bellezza del paesaggio fa il controcanto al dolore silenzioso della Vergine. In primo piano a sinistra, vicino alla testa di Cristo, un tronco tagliato allude alle parole attribuite da Geremia ai nemici del Messia – «Abbattiamo l’albero nel suo pieno vigore, strappiamolo dalla terra dei viventi» (11,19) – mentre i fiorellini che spuntano intorno alla Madre che sostiene suo Figlio annunciano la Pasqua.
Tutta l’arte cristiana comunica l’inscindibile legame tra Maria e Cristo e l’importanza di questa donna nella “historia salutis”. Nel corso dei secoli, interpreta e illustra la sintetica formulazione di sant’Anselmo secondo cui «Dio è padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione, perché Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza il quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza il quale niente è bene» (Discorso 52).

di Timothy Verdon