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Tra le anime di Staglieno

Nel cimitero monumentale di Genova capolavori del simbolismo e del liberty

La struggente tomba per Maria Francesca Delmas (1909) realizzata da Luigi Orengo

La struggente tomba per Maria Francesca Delmas (1909) realizzata da Luigi Orengo

​Staglieno, il cimitero monumentale di Genova, è forse la più straordinaria “città delle ombre” – delle “città senza tempo”, direbbe Boris Akunin, che ha indagato suggestioni e misteri delle necropoli di tutto il mondo. Staglieno ha qualcosa di irripetibile. Per le dimensioni (è tra i più vasti cimiteri d’Europa), per la scenografia (all’interno c’è ogni tipo di paesaggio: architetture imponenti, gallerie, valli, boschi e boschetti, viali alberati, terrazze in lotta con la straripante vegetazione), per la qualità delle opere d’arte che s’incontrano tra i suoi labirinti.
 
Molti scrittori sono rimasti stregati dal fascino nero di questa città del silenzio che dal torrente Bisagno stende le sue braccia sino alle vicine alture, invadendo ogni spazio. Il volume di Franco Sborgi Staglieno e la scultura funeraria ligure tra Ottocento e Novecento (Artema 1997) è uno straordinario zibaldone per penetrare i segreti di questo aldilà di marmo. Raccoglie in proposito testimonianze vivacissime. Guy de Maupassant, per esempio, annoverava Staglieno tra le tappe obbligatorie di un tour genovese e allo stesso tempo sferzava l’autocelebrazione di una borghesia opulenta e troppo artificiosa: «Quando si sono visitate a Genova queste antiche e nobili dimore [...] non resta più da vedere che il camposanto, cimitero moderno, museo della scultura funeraria tra i più bizzarri, i più sorprendenti, i più macabri e forse tra i più comici che ci siano al mondo» (La vita errante, 1889)......
 
di Alessandro Rivali