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Quando la letteratura si fa strada

Da tre secoli gli italiani hanno imparato l’arte di viaggiare (e raccontare) per puro diletto

​Da che mondo è mondo, l’uomo viaggia, e racconta le sue avventure. Fra le testimonianze più remote ci sono pervenuti i resoconti dell’antico Egitto (databile intorno al 900 a.C., il “rapporto di Unamon” rievoca una missione commerciale nell’odierno Libano) e, se nel XIII secolo Marco Polo affida le sue memorie a un classico (Il milione), durante il Rinascimento ha notevole fortuna la prima grande antologia di viaggiatori antichi e moderni, Navigazione e viaggi di Giovan Battista Ramusio. Sin dal Medioevo a partire sono soldati, pellegrini, esploratori, diplomatici, commercianti di varia estrazione sociale, e il loro viaggiare è sempre caratterizzato da finalità ben precise: la conquista militare, la salvezza spirituale, la ricerca di nuove vie di comunicazione e di nuovi mercati, il favorire relazioni politiche fra Stati e nazioni.
 
Invece fra Sei e Settecento in Inghilterra e nei Paesi del Nord Europa i giovani rampolli dell’aristocrazia iniziano a concepire e a mettere in pratica un modo nuovo di viaggiare, che non ha più una motivazione specifica ma si caratterizza come “esperienza totale”: culturale, artistica, esistenziale e formativa. L’itinerario del Grand Tour conduce verso Sud e porta in Italia. Naturalmente anche gli italiani si spostano, non solo in Europa ma anche lungo lo Stivale. Così, il XVIII secolo è inaugurato dal Viaggio settentrionale (1700) di Francesco Negri, che raggiunge via terra Capo Nord e descrive stupito la “caccia ai rangiferi” (le renne) e lo svezzamento dei “lapponcini” (i piccoli lapponi). Capolavoro fra i resoconti degli italiani in Italia, i Viaggi alle Due Sicilie e in alcune parti dell’Appennino (1792-1797) di Lazzaro Spallanzani fa parte dei resoconti redatti da scienziati naturalisti, come il caposaldo ottocentesco del genere, Il Bel Paese (1876) di Antonio Stoppani, il libro più letto del secolo dopo I Promessi Sposi e Cuore che, grazie alla sua popolarità, nel 1906 darà il nome al nuovo formaggio prodotto da Egidio Galbani......
 
di Luca Clerici