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Oltre le favole, le verità del presepe

In quanto festa più amata il Natale ha visto presto il moltiplicarsi di sovrastrutture fantasiose e retoriche. Liberarlo consente di ritrovarne la misura autentica

​Gianfranco Ravasi

Il Simbolo apostolico professa la fede del Natale così: Natus de Spiritu Sancto ex Maria Virgine e il Credo Niceno-Costantinopolitano che ogni domenica proclamiamo nella liturgia ripete: «Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo». Alla sorgente di queste professioni di fede ci sono i centottanta versetti dei primi due capitoli sia del Vangelo di Matteo, sia di quello di Luca.
Su di essi – nonostante la sobrietà fattuale che li caratterizza – si è accanita un’imponente letteratura esegetica. Essa ha cercato di identificare il genere letterario, ha isolato i dati storici, ha delineato la prospettiva teologica che li interpreta, ha estratto i simboli e le immagini, ha dato un volto agli attori di quegli eventi. Siamo, quindi, costretti in questa nostra evocazione essenziale a una selezione testuale che sia emblematica e sintetizzi il messaggio, con un solo cenno alla tradizione apocrifa. Abbiamo, perciò, scelto di riferirci ai ventun versetti del Vangelo di Luca (2,1-21) che rimandiamo alla lettura diretta. Il loro contenuto è già riassunto da san Paolo in una sola espressione simile a un piccolo Credo: «Quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge» (Galati 4,4).
Il racconto della nascita di Gesù secondo Luca si allarga lungo due orizzonti antitetici: alla povertà estrema della cornice terrestre si associa un’eco cosmica e celeste. Mentre nella narrazione parallela della nascita del Battista la circoncisione era il dato fondamentale così da occupare ben otto versetti, per Gesù la circoncisione occupa un solo versetto contro i venti della nascita. Il Battista conduce al Cristo l’alleanza della circoncisione, il Cristo con la circoncisione accoglie il popolo della prima alleanza divenendone membro e compimento. A margine ricordiamo che il Natale è il centro anche del grandioso inno di apertura del Vangelo di Giovanni: «Il Verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi» (1,14).
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