Luoghi dell' Infinito > Occhi, dall’io al mondo

Occhi, dall’io al mondo

​Dipende dai punti di vista: le maschere che la pandemia ci costringe a portare ci coprono la bocca, ma d’altro canto mettono in evidenza lo sguardo. Divenute invisibili le labbra, abbiamo imparato a guardarci negli occhi, un “canale” attraverso cui passa una comunicazione rapida e diretta che tra-scende parola e azione. Secondo Dacia Maraini «lo sguardo alle volte può farsi carne, unire due persone più di un abbraccio». Sì, perché lo sguardo rinnova costantemente il nostro rapporto con il reale, si apre all’infinito. Così orizzonti, persone e cose entrano in noi. In questo ci scopriamo a immagine e somiglianza di Dio, il quale, dopo averlo creato, vide che il mondo era cosa buona. Agli occhi è dedicato lo speciale del numero 258 di “Luoghi dell’Infinito”, in edicola con “Avvenire” da martedì 2 febbraio.

Sono due gli editoriali che aprono il numero. Il primo è dell’artista Emilio Isgrò, celebre per le sue “cancellature”, che riflette sulla scomparsa e sulla resistenza del sorriso. Il secondo è della carmelitana Maria Cristiana Dobner sulla bellezza come luce nel tempo delle tenebre. Timothy Verdon, in apertura dello speciale, mostra lo sguardo di Cristo così come l’hanno immaginato gli artisti. Uno sguardo che compare anche nell’articolo di Franco Cardini dedicato alle “pupille divine” e alla loro forza dai miti più antichi all’icona.
Tutta la storia dell’arte è una questione di occhi, sostiene nel suo excursus Elena Pontiggia. Lo sguardo è centrale anche nella fotografia: Max Mandel dedica un testo a Nadar; Steve McCurry, che degli occhi ha fatto un cardine della sua poetica, è intervistato da Giovanni Gazzaneo. Alessandro Zaccuri si sofferma sugli occhi degli animali nella grande letteratura, con un testo illustrato dalle splendide immagini del premio Wildlife Photographer of the Year. Chiude Giovanni Chiaramonte, un maestro dello sguardo, con una riflessione sull’immagine e la sua dimensione metafisica.
 
Nella sezione Arte&Itinerari troviamo due servizi: Alessandro Beltrami racconta la parabola di luce e colore in Giambattista Tiepolo; Roberto Copello ci conduce tra i paesaggi, la gente e la storia di Gressoney.