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Matisse, la pittura che tocca il cuore

Il colore si fa carne nell’opera dell’artista, che sulla tela porta la gioia di vivere. Una mostra a Ferrara

​Astratta o figurativa, l’arte visiva elabora strutture in cui si combinano linee, forme e colori. Con la stagione che s’inaugurò all’inizio del secolo scorso l’attenzione agli elementi che definiscono quelle strutture diventa quasi ossessiva. In una conferenza tenuta a Jena nel 1924, Paul Klee cercò di precisare la natura degli “elementi plastici” che definiscono ogni opera d’arte: misura e misurabilità della linea; i valori del chiaroscuro e della relazione tra bianco e nero; la complessità, quasi l’imponderabilità, della relazione che si stringe tra i colori.
Henri Matisse non si appassionava come Klee alle qualità delle misure oggettive della composizione, alla ricerca di criteri capaci di definire i contorni di un’estetica “scientifica”. Eppure come pochi ha compreso il tema della relazione tra composizione e colore. Lapidaria la sua formula: un centimetro quadrato di blu non equivale a un metro quadrato dello stesso blu. Ossia: agli elementi individuati da Klee non può essere estranea la composizione, la “fattura”: «La composizione – sottolinea nel 1908 nelle Notes d’un peintre – si modifica con la superficie da coprire». A partire da queste premesse si comprende come il fine che l’artista persegue in ogni opera si risolva nell’“espressione”. Non si tratta di una particolare competenza tecnica, di un’abilità frutto della comprensione del mezzo impiegato, ma piuttosto di una profondità di pensiero: «Non posso fare distinzioni tra il sentimento che ho della vita – sottolinea nelle Notes – e il modo in cui lo traduco»......
 
di Beatrice Buscaroli