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Le lacrime sul volto del Figlio

Il pianto di Gesù ricorre più volte nei Vangeli, ma l’arte lo raffigura solo in particolari iconografie legate alla Passione

​Maria Milvia Morciano


Papa Francesco, durante il primo periodo della pandemia, il più difficile, nel corso di un’omelia nella cappella di Santa Marta ha pregato così: «Signore, che io pianga con te, pianga con il tuo popolo che in questo momento soffre. Tanti piangono oggi. E noi, da questo altare, da questo sacrificio di Gesù, di Gesù che non si è vergognato di piangere, chiediamo la grazia di piangere» (29 marzo 2020). Le lacrime non sono argomento nuovo per papa Francesco, che le definisce una grazia. Sono una grazia perché tutti piangono, ma pochi hanno la «grazia di saper piangere» (Omelia del 1° novembre 2015) e perché «sono proprio le lacrime che ci preparano a vedere Gesù» (Meditazione mattutina nella cappella di Santa Marta, 2 aprile 2013), perché riusciamo a vederlo non con gli occhi ma con il cuore.
Nel mondo antico piangere non significava dimostrarsi deboli, ma manifestare in modo profondo i propri sentimenti di dolore, frustrazione, nostalgia. Secondo la mitologia dell’antico Egitto, l’umanità sarebbe scaturita dalle lacrime del dio Ra. Le lacrime sgorgano dal cuore, si pensava, e per gli antichi il cuore era la sede dell’intelligenza, delle emozioni, dei sentimenti e dei pensieri. Nell’Epopea di Gilgalmesh e nel mondo omerico, sia nell’Iliade che nell’Odissea, le lacrime ricorrono in numerosi episodi, ed esprimono molteplici sentimenti che non sono dominati dalla debolezza ma, al contrario, rappresentano la piena accettazione della propria umanità e quindi irrompono in quella sfera che rende eroico l’uomo: vivere nonostante la propria finitezza e la coscienza dell’essere mortali.
Le lacrime ricorrono costantemente nella Bibbia, nell’Antico e nel Nuovo Testamento, investendo una gamma di sentimenti talmente ampia da risultare infinitamente più ricca rispetto a qualsiasi altro testo. Il pianto investe uomini e donne di ogni condizione. Sono lacrime di pentimento, di supplica, di consolazione, di angoscia, ma anche di condanna, quando Gesù allude al destino riservato ai dannati che andranno là dove vi sarà «pianto e stridore di denti» (Mt 13,42). Le lacrime sono al centro del libro delle Lamentazioni. Nei Salmi, in particolare, sono effetto del pentimento o della consolazione. Dio raccoglie le lacrime di ciascuno in un otre e non ne perde neppure una (56,9). Riecheggiano qui le parole dell’Apocalisse: «[…] ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate» (21, 3-4).
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