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La grotta al centro del cosmo

La Vergine, gli angeli, i pastori, i Magi. Nella Notte Santa ognuno di loro ci insegna a riconoscere Gesù, re della storia

​«Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli…». Il Vangelo secondo Matteo si apre con una grandiosa pagina nella quale si susseguono, come onde ampie e regolari, le generazioni umane, il fiume della vita. È consuetudine nei monasteri cantare questa pagina nella liturgia vigiliare che precede la Messa di mezzanotte del Santo Natale.
Mentre la voce del cantore fa risuonare i nomi dei nostri antenati, dall’ambone la pergamena su cui sono scritti si srotola lentamente facendo quasi sentire lo scorrere del tempo. È un momento sempre molto commovente; si ascolta con gli occhi socchiusi, mentre nel cuore si ripercorre tutto il cammino della salvezza. E quando la narrazione della genealogia giunge al suo culmine, l’attenzione si ferma su un nome: Gesù chiamato Cristo. Silenzio di stupore, di riverenza, di indicibile gioia. Il Messia promesso, annunziato dai profeti e atteso da tutte le genti, ecco è nato! San Paolo racchiude l’evento in pochissime parole: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4,4). Il “sì” detto da Maria all’annunzio recatole dall’angelo, l’“eccomi” della totale disponibilità al disegno divino, fiorisce nell’“eccomi” del Verbo – l’Emmanuele, il Dio-con-noi – che entra nel mondo per compiervi la volontà del Padre a nostra salvezza: «Entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà”» (Eb 10,5-6).
Dio entra così nelle generazioni umane, l’Eterno entra nel tempo, il Figlio di Dio si fa Figlio dell’uomo, l’Altissimo diventa Bambino, per riscattare l’uomo dalla schiavitù del peccato e della morte ed elevarlo alla dignità di figlio di Dio. Stupore! Per innalzare l’uomo, Dio discende, per salvare si fa debole e si riveste di carne mortale. Si attendeva un re forte e potente, ed ecco un bambino in braccio a una giovane madre. O mirabile mistero! Così canta la Chiesa contemplando ciò che è accaduto e continua ad avvenire.

di Anna Maria Canopi