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La cultura dell'incontro

Studio, amore e servizio sono le parole chiave dell’approccio di Montini a una contemporaneità in trasformazione, di cui percepisce chiara la bellezza

Jean Guitton, Incontro (1971), olio su cartoncino. Concesio, Collezione Paolo VI

Jean Guitton, Incontro (1971), olio su cartoncino. Concesio, Collezione Paolo VI

«Sul mondo: non si creda di giovargli assumendone i pensieri, i costumi, i gusti, ma studiandolo, amandolo, servendolo. Chiudo gli occhi su questa terra dolorosa, drammatica e magnifica, chiamando ancora una volta su di essa la divina bontà…». In queste righe del "Pensiero sulla morte" si intuisce tutto lo spirito con cui Paolo VI ha dialogato con la cultura e la società moderna in uno dei periodi più laceranti eppure creativi del secolo scorso, in un’epoca in cui si affacciava ormai non solo la postmodernità ma apparentemente un vero e proprio post-cristianesimo. Memore del testamento giovanneo di Cristo riguardo al discepolo presente nel mondo ma non appartenente al mondo, papa Montini aveva con simpatia e con intimo travaglio «studiato, amato e servito» il mondo e la sua storia, senza perdere mai di vista la stella della trascendenza. Quelle sue parole così folgoranti e sofferte erano il suggello più autentico di un amore per l’uomo e per la sua vicenda «dolorosa, drammatica e magnifica» attestato dall’intero itinerario non solo del suo pontificato ma anche della sua stessa esistenza......
 
di Gianfranco Ravasi
cardinale, presidente del Pontificio consiglio per la cultura