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L'era del barocco, trionfo dei sensi

Vero esito della Riforma tridentina, l’arte del Seicento è quanto di più vicino alla vita

​Paolo Portoghesi


Abbiamo attraversato un mondo inaridito, che ha costretto a reprimere il naturale bisogno di relazioni umane, di incontri e di scambi. È lecito sperare che da questo male così smisurato e doloroso possa nascere qualcosa di buono?
La storia e la memoria ci consentono almeno di sperare, perché più volte dopo le crisi più profonde l’umanità ha dimostrato di saper trar frutto dalla sofferenza e, attraverso il cambiamento, cogliere l’occasione che si offre quando le cose vanno male e danno l’impressione di aver “toccato il fondo”.
Le “magnifiche sorti e progressive” in cui molti credevano ciecamente e di cui sono specchio le metropoli moderne con le alte torri che sfidano il cielo, non hanno potuto impedire la paralisi, e che l’immagine della morte tornasse a spaventare chi pensava di averla rimossa dall’immaginario collettivo. La pandemia ancora in atto richiama alla mente eventi tragici ma anche trasformazioni che ne sono state in modo diretto o indiretto la conseguenza.
Nel campo dell’arte si può pensare alle conseguenze di quell’evento tragico che ha spezzato l’unità religiosa del mondo occidentale dividendo l’Europa in due realtà religiose conflittuali: quella della riforma protestante e quella del cattolicesimo, che esce dalla crisi non con una riforma gelosamente conservatrice, ma con la testimonianza di una schiera di santi – Ignazio, Teresa di Avila, Giovanni della Croce, Filippo Neri – che dimostra la fertilità rivoluzionaria dell’ortodossia rivissuta con nuova sensibilità.
Quello che i santi dimostrano con la loro interiorità operante avrà i suoi esiti nel campo dell’arte. Anzitutto nelle opere tarde di Michelangelo, che dalla serenità olimpica della volta della Cappella Sistina passa al tragico scenario del Giudizio Universale, agli affreschi della Cappella Paolina e alla Pietà Rondanini.
Anche nell’architettura Michelangelo con la Cappella Sforza e l’abside di San Pietro si fa annunciatore di un nuovo modo di modellare lo spazio rievocando le forme della vita.
La profezia di Michelangelo si compie all’inizio del Seicento con Caravaggio, Rubens, El Greco e poi con Bernini, Borromini, Velázquez, Pietro da Cortona e Rembrandt, ai quali si aggiungeranno più tardi Guarino Guarini e Jan Vermeer.
Obiettivo dell’arte rinascimentale, frutto dell’Umanesimo, era la ricerca dell’assolutezza e la rappresentazione, come ha scritto Giulio Carlo Argan, di «supremi dettati storici e religiosi», mentre l’arte nuova che nasce dopo le spregiudicate avventure del manierismo, l’arte “barocca”, si orienta verso la persuasiva sollecitazione di sentimenti e affetti e l’avvicinamento tra la realtà osservata nella sua crudezza e il sogno inteso come svelamento dell’interiorità.
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