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L'arte del paesaggio

​Nella lingua italiana la parola “paesaggio” compare nel XVI secolo sul modello del francese paysage. La dimensione estetica e affettiva dell’ambiente naturale (ma anche urbano) è dunque una scoperta che caratterizza la modernità, scoperta che nel tempo si è fatta sempre più fondamentale: come scrive il premio Nobel Patrick Modiano, «un uomo senza paesaggio è privo di ogni risorsa». Al paesaggio, alla sua storia, alle sue interpretazioni, alla sua fragilità e alla sua bellezza, esaltata dalle arti, sono dedicate le pagine del numero 247 di Luoghi dell’Infinito, il mensile di arte, cultura e itinerari in edicola da martedì 4 febbraio con il quotidiano “Avvenire”.   I due editoriali propongono una doppia visione del paesaggio: la prima, a grandissima distanza, è quella orbitale dell’astronauta Umberto Guidoni; la seconda, dalla finestra di una casa tra i boschi dolomitici, è della poetessa Roberta Dapunt. La riflessione del filosofo Sergio Givone si concentra sul tempo della cura: le ferite causate alla natura dal possesso si sanano a partire dalla contemplazione. Il cardinale Gianfranco Ravasi ricostruisce l’“habitat” dei Vangeli: la vita e la predicazione di Gesù sono ricche di paesaggi, non solo come sfondo. Antonio Paolucci ci guida in un viaggio attraverso l’Italia dipinta, da Lorenzetti al Beato Angelico e Vittore Carpaccio, osservando come nel profondo il paesaggio italiano non è mutato. A partire da Leonardo, ci racconta Maria Antonietta Crippa, il paesaggio (prima naturale e poi urbano) diventa sempre più protagonista della storia dell’arte. Per Alessandro Beltrami, se un tempo gli artisti si “limitavano” a rappresentare il paesaggio, dagli anni Settanta del Novecento, con la Land art, ne hanno fatto la materia stessa della loro opera.
Il fotografo Max Mandel ricorda come il paesaggio sia presente nella storia della fotografia fin dagli inizi, con la celebre immagine realizzata nel 1827, attraverso una finestra, da Joseph Nicéphore Niépce. Ancora Maria Antonietta Crippa percorre lo Stivale attraverso i cinquantacinque siti Unesco, osservando che nel paesaggio convergono natura e cultura. L’idea di paesaggio come bene comune da difendere e le relative iniziative sono infine al centro dell’articolo di Leonardo Servadio.