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Karol Wojtyla, un santo per amico

Un inedito di madre Cànopi, l’indimenticata mistica benedettina, ripercorre la vita di Giovanni Paolo II come un viaggio teologico

​Anna Maria Cànopi


Giovanni Paolo II è un santo che noi tutti abbiamo conosciuto, un santo a noi tanto vicino, non solo nel tempo, ma nello spirito. L’insegnamento e l’esempio che ci ha dato questo santo Papa è legato alla figura del profeta, un “uomo preso da Dio” e chiamato in un momento determinato della storia per andare tra gli uomini ad annunziare la Parola, la volontà di Dio.
Dopo la morte improvvisa del “Papa del sorriso”, Giovanni Paolo I, si può proprio dire che Giovanni Paolo II – Karol Wojtyla – è stato preso a forza, quasi “scovato” nel suo “Paese lontano”, strappato dalla sua amata Polonia, dalla sua gente, dai suoi monti, e portato al cuore della Chiesa. Nel saluto iniziale ha confessato di aver avuto «paura nel ricevere questa nomina, ma l’ho fatto nello spirito dell’ubbidienza verso Nostro Signore Gesù Cristo e nella fiducia totale verso la sua Madre, la Madonna Santissima».
Scelto, chiamato per essere inviato fino agli estremi confini della terra, a incontrare, confortare e scuotere tutte le genti, a “chiamare l’uomo”. Anche l’immagine del cammino fu presente già nel saluto iniziale: «E così mi presento a voi tutti, per confessare la nostra fede comune, la nostra speranza […] e per incominciare di nuovo su questa strada della storia e della Chiesa». E dopo quel suo «non so se posso bene spiegarmi nella vostra… nostra lingua italiana. Se mi sbaglio, mi corrigerete», tutti lo abbiamo subito sentito vicino, vicinissimo. Con lui eravamo pronti a metterci in cammino verso l’uomo.
Viandante instancabile, sulle orme del divino Viandante, ha veramente percorso il mondo intero, per raggiungere l’uomo sulle strade dei suoi interrogativi e delle sue inquietudini, talvolta delle sue cocenti delusioni, facendosi di tutti compagno per riportarli a Cristo, Redentore dell’uomo.
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