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Il respiro della cultura

​Secondo Gustavo Zagrebelsky, la Costituzione italiana «nel senso suo più profondo e sostanziale, è l’organizzazione di questa triade: economia, per assicurare i beni materiali; politica, per assicurare ordine e sicurezza; cultura, per creare senso d’appartenenza». Durante questa pandemia bisogna registrare come i primi due elementi siano stati tutelati, mentre il terzo è stato completamente dimenticato. La cultura è stata relegata a sinonimo di passatempo. L’insigne costituzionalista ci ricorda invece come essa sia strutturale, una vera e propria “terza gamba” che conferisce stabilità e solidità al nostro Paese.
Qualcuno ha detto che fare dono della cultura è fare dono della sete: il resto sarà una conseguenza. «Senza la cultura e la relativa libertà che ne deriva – ci ricorda Albert Camus – la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro». Qual è il futuro di un Paese che ai cervelli predilige i capelli, chiude scuole e università e lascia aperti i parrucchieri? Qual è il futuro di un Paese che tollera l’assembramento nei supermercati, mentre chiude al pubblico teatri e musei, pur adeguati alle più severe normative? Nessuno nega i pericoli della pandemia, ma nessuno ha il diritto di ridurre la cultura a un optional di lusso per la persona e la comunità, perché la cultura è la vita stessa, la sua dignità, il suo vertice. A chiusura del Concilio Vaticano II, san Paolo VI si rivolge agli artisti: «Il mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione. E questo grazie alle vostre mani».
Al “respiro della cultura” è dedicato lo speciale del numero 261 di Luoghi dell’Infinito, in edicola con Avvenire da martedì 4 maggio 2021.  Due gli editoriali. Il primo, di Ivano Dionigi, presidente della Pontificia accademia di latinità e già rettore dell’Alma Mater di Bologna, è una riflessione sull’urgenza della riscoperta del ruolo del padre, sulla capacità di costruire il futuro mettendo al centro le nuove generazioni, perché il mondo sarà migliore quando diremo “il padre è tutto i suoi figli”. Emilio Isgrò, invece, si sofferma, da artista, sulla responsabilità dell’arte, sull’urgenza di liberarla dall’asservimento alla finanza e sull’opportunità di offrirle rinnovate aperture di credito, in particolare per i giovani impegnati nella ricerca di nuovi linguaggi. Lo speciale si apre quindi con una meditazione del cardinale Ravasi su come la cultura possa essere fonte di speranza. Leonardo Servadio interroga direttori ed esperti su come la pandemia abbia trasformato i musei italiani, anche attraverso la capacità di cogliere le nuove opportunità offerte dalla tecnologia: da Eike Schmidt degli Uffizi a Christian Greco del Museo egizio. Scrive Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani: «I nostri corpi hanno il bisogno fisiologico di nutrirsi, ma senza dubbio anche lo spirito, l’anima e gli occhi hanno l’esigenza di essere alimentati; le persone inquiete, impaurite e sole hanno bisogno, ancora più di altre, di nutrirsi di semplicità e di bellezza». Ancora un dialogo, a tre voci, tra Giovanni Gazzaneo, il baritono Luca Salsi e il regista Pupi Avati, sull’esperienza dello spettacolo dal vivo, alla quale offre poi un personale, intenso contributo Roberto Mussapi, in questo caso in veste di drammaturgo e critico teatrale. Uno sguardo retrospettivo è offerto da Franco Cardini, con il caso della Spagnola, risalente a un secolo fa, e le misure allora adottate per le attività culturali. Segue quindi un ventaglio di proposte di mostre e musei che hanno “resistito” in tempo di pandemia e che ora sono pronti ad alimentare i polmoni dell’anima. Giuliano Zanchi racconta le collezioni diocesane di Bergamo, città simbolo dell’epidemia di Covid-19. Elena Pontiggia firma due servizi, sull’arte al femminile a Milano e sulla mostra dei macchiaioli a Padova. Giovanni Gazzaneo intervista il grande fotografo Aurelio Amendola, protagonista di una grande personale nella sua Pistoia. Nella sezione Arti & Itinerari, Stefano Zuffi ci porta sotto il sole di Puglia alla scoperta del grandioso patrimonio delle cattedrali romaniche. Giuseppe Serighelli ci fa entrare invece nel silenzio di Lourdes, dove il vero miracolo spesso non riguarda il corpo, ma la risposta alle grandi domande che ci portiamo dentro e alle inquietudini delle anime.
Chiudono il numero le rubriche firmate da  Eraldo Affinati, Antonia Arslan, Mario Botta, Maria Emmanuel Corradini, Pierachille Dolfini, Maria Gloria Riva.