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Il grande respiro del mondo

di ​Roberto Mussapi

Il paesaggio non è solo italiano, toscoumbro, Leonardo, Giotto, tutta la grande pittura del Quattro e Cinquecento, che diviene, legittimamente, mito, sostenuto dalla grande lirica che cambia la poesia quindi la lettura del mondo: le selve, le acque, le fronde di Petrarca, in cui, come in quei pittori sublimi, la donna appare, amata, angelicata, più spesso epifanica, o Madonna, custode del segreto di quell’armonia. Quell’età, come l’Atene dei tragici e dei filosofi, o Roma di Virgilio e Catullo e Ovidio, o Londra degli elisabettiani, offre una piena e unica visione del mistero del mondo. Paesaggio, bellezza serena e mistero privo di inquietudine. Vi si immergono grandi spiriti, Goethe, Bonnefoy, che ne fa una manifestazione addirittura della lingua italiana, di questo sogno sempre magico.
C’è anche un paesaggio dantesco, ben diverso, selva oscura, caligine fuoco e poi celestità e poi beatitudine nell’empireo paradisiaco, esiste anche un paesaggio tormentato e metafisico, non così meravigliosamente sereno. Il paesaggio si amplifica come lo spazio del sogno, che coincide con quello del mondo. Nuove terre grazie alla navigazione di nuovi mari, nuove visioni.
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