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Il dolore e la grazia

Si intitola “Il dolore e la grazia” il numero monografico di “Luoghi dell’Infinito” di novembre (255) in edicola con “Avvenire” martedì 3. C’è «un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare», si legge nel Qoelet. Se questo è il tempo del dolore, noi siamo in attesa del tempo della grazia. La sofferenza è intrinseca alla condizione umana, e suscita domande a cui la ragione non sa dare risposta. La speranza, anche quando piccola, anche quando sembra un’illusione, è una luce che non si spegne. Osserva Simone Weil: «È necessario che l’anima continui ad amare a vuoto, o per lo meno a voler amare, anche soltanto con una parte infinitamente piccola di se stessa. Allora un giorno Dio stesso viene a rivelarsi a lei e a mostrarle la bellezza del mondo, come avvenne per Giobbe».

Sono due gli editoriali che introducono alla lettura. Il primo è di Francesco Ielpo, frate minore e Commissario di Terra Santa, che istituisce un parallelo tra la storia di dolore e di speranza della Terra Santa e la storia di ogni uomo. Nel secondo il poeta Guido Oldani inanella un rosario di crudeltà che la memoria e la cronaca ci portano davanti agli occhi e che solo la musica e la poesia sembrano sapere trasfigurare.
Apre lo speciale Vittorio Robiati Bendaud, filosofo e coordinatore del Tribunale rabbinico dell’Italia Settentrionale, che indaga le pagine più difficili, attraversate dal mistero del male, della Torah. Il biblista Ermes Ronchi offre una lettura del vocabolario cristiano, ricco di parole con il suffisso “ri”, a indicare quel “di nuovo” che è il segreto della Pasqua. Franco Cardini disegna una sorta di atlante storico della pestilenza attraverso le molte epidemie che hanno sconvolto tempi e luoghi, dalla peste di Tucidide al Covid-19. La storica dell’arte Maria Milvia Morciano esamina l’iconografia delle lacrime di Cristo, che curiosamente si discosta dagli episodi evangelici in cui Gesù piange. Dalla pietà di Cristo alla pietà verso gli uomini: Massimo Lippi racconta l’epopea lunga ottocento anni dell’Ospedale del Santa Maria della Scala a Siena. Roberto Mussapi raccoglie un’antologia di poeti, da Montale a Luzi, da Villon a Keats, che hanno cantato il dolore profondo, mentre Giacomo Filippetti si concentra sulla domanda aperta di speranza di Giacomo Leopardi. Il teologo Giovanni Cesare Pagazzi racconta la figura del beato don Carlo Gnocchi, per il quale la vera ricostruzione parte dall’uomo. La carmelitana Maria Cristiana Dobner mette a confronto l’esperienza di due grandi filosofe e mistiche del Novecento: Edith Stein e Simone Weil. Padre Leonardo Sapienza intreccia una riflessione sul dono della sofferenza con le parole di Paolo VI. Un inedito di madre Anna Maria Cànopi affronta il rapporto tra dolore e silenzio. Se il pediatra emato-oncologo Giuseppe Masera racconta la propria scelta professionale e di vita a partire dalla lettura della celebre pagina sul dolore innocente dei Fratelli Karamazov, l’attore e autore Giacomo Poretti regala un intenso testo sul virus e sul respiro, a partire dalla sua personale esperienza della malattia. Infine, un altro inedito, questa volta del grande Gilbert Keith Chesterton sulla necessità di credere ai miracoli e de rapporto tra fede e scienza.

Chiudono il numero le rubriche di Mario Botta, Maria Gloria Riva, Andrea Milanesi, Silvano Petrosino, Paolo Benanti, Maria Emmanuel Corradini, Antonia Arslan.