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I primi passi di un genio chiamato Raffaello

Tra Montefeltro, Umbria e Marche, seguendo le prime tracce del giovanissimo Raffaello

​Stefano Zuffi


Tra il 1499 e il 1504 Raffaello dipinge opere di un incanto del tutto particolare in una fascia di territorio ben definita, tra il Montefeltro, la costa adriatica marchigiana e la Val Tiberina: qui assistiamo con tenerezza ed emozione ai primi passi di un talento incomparabile. Cuore di questo itinerario è Urbino, dove Raffaello nasce il 28 marzo 1483, alle tre di notte. Più volte, nel corso della carriera, egli firma le proprie opere definendosi a chiare lettere “Urbinas”. L’impronta ricevuta nell’infanzia e nella prima adolescenza resta la chiave fondamentale della sua identità di uomo e di pittore.
Ancora oggi per raggiungere Urbino bisogna lasciare le strade più veloci per addentrarsi tra le colline, seguire le curve di orizzonti brevi di boschi, coltivazioni, borghi e castelli del ducato del Montefeltro. Poi si apre, quasi all’improvviso, il profilo della “città in forma di palazzo, con un palazzo in forma di città”. Qui, nel corso del XV secolo, arte e matematica cercano insieme la città “ideale”, la “divina” proporzione: bastano gli aggettivi per dare il senso di una stagione di cultura irripetibile, aperta, cosmopolita. Il tutto grazie a un uomo d’armi guercio, diventato uno dei più illuminati mecenati dell’Umanesimo. Federico da Montefeltro promuove e sostiene la grande utopia di un mondo “a misura d’uomo”; chiama architetti, scultori, pittori, letterati, matematici. Piero della Francesca elabora qui la sua “sintesi prospettica di luce e colore”, fondendo il rigore della ricerca geometrica, il senso nobile della figura umana, la meraviglia distesa del paesaggio e del contesto architettonico.
La confortevole casa natale di Raffaello riflette il benessere economico e sociale raggiunto dal padre, Giovanni Santi: artista di apprezzabile qualità, ben inserito a corte, è anche l’autore della Cronaca Rimata, un riassunto sull’arte internazionale del Quattrocento. Raffaello frequenta da bambino le sale di Palazzo Ducale, e impara presto a disegnare. Rimasto orfano nel 1494, con il sostegno del fedele aiutante del padre, Evangelista di Piandimeleto, rileva la titolarità della bottega e prosegue nella formazione seguendo lo stile dei più importanti pittori attivi a Urbino negli ultimi anni del Quattrocento, come Luca Signorelli e Timoteo Viti.