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Duecento, il risveglio della Parola

Domenico e l’Ordine dei Predicatori: così la Chiesa risponde al mondo che cambia

​Franco Cardini

Nel 1123 si tenne a Roma il Concilio Lateranense I, il primo ecumenico della Chiesa d’Occidente. Du­­­rante i suoi lavori furono ribadite le linee di fondo della nuova concezione di una Chiesa gerarchicamente organizzata sotto la guida del papa, al quale tutti i vescovi si riconoscevano ormai subordinati. Il travaglio che aveva colpito le istituzioni politiche ed ecclesiastiche nell’XI secolo aveva portato alcune modifiche nell’àmbito della predicazione e, più in generale, del rapporto tra clero e laici. Le decisioni conciliari non risolvevano però il problema della cura animarum, la cura delle anime, che anzi sembrava in procinto di emergere con nuove istanze e nuove esigenze.  
Mancava una riforma effettiva della predicazione che, oltre a definirne le competenze, riuscisse a mutarne i contenuti, aggiornandoli ai tempi. Di fronte a queste carenze, i laici reclamavano in modo sempre crescente un proprio ruolo all’interno della vita religiosa, scontrandosi però con la necessità, proclamata dal clero, di mantenere un controllo sui contenuti – e dunque sulla conformità alle dottrine della Chiesa – della predicazione.  
I primi segnali delle richieste di una maggiore partecipazione del laicato nella vita della Chiesa si erano già manifestati nella seconda metà dell’XI secolo con la formazione a Milano del movimento detto patarino; ma fu soprattutto dalla metà del XII secolo che il problema cominciò a porsi in tutta la sua urgenza, con l’estendersi di fenomeni non-conformisti o propriamente ereticali. Nel 1173 il mercante lionese Valdo fondò su questi presupposti la comunità dei “Poveri di Lione”, ripromettendosi di diffondere il suo ideale con la predicazione. La richiesta fu respinta prima dal vescovo di Lione, poi dalla Chiesa di Roma che li condannò quali eretici. L’esempio di Valdo fu seguito specie in Lombardia e in Toscana, dov’erano ancor vivi i ricordi della patarìa: nacquero sodalizi penitenziali come i “Poveri Lombardi” (che vivevano in comune e in comune mettevano anche i frutti del loro lavoro) e gli “Umiliati”, un movimento nato nelle grandi città fra i lavoratori della lana, che più tardi sarebbe stato almeno in parte riguadagnato all’ortodossia. Ancora nel corso dell’XI secolo, in Germania, nel sud della Francia e nell’Italia centro-settentrionale si diffusero i “catari” (dal greco katharos, “puro”).
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