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Dare volto alla Parola

Nei primi secoli i cristiani spesso ripresero figure e simboli del mondo ebraico e pagano dotandoli di nuovi significati

​Per ben due secoli il popolo cristiano sembra invisibile, nel senso che non sono stati rinvenuti edifici di culto o necropoli con segni evidenti della nuova religione, la quale, nel frattempo, come apprendiamo dalle Scritture e dai Padri apostolici, si stava diffondendo capillarmente in tutto l’ecumene tardoantico.
Soltanto agli esordi del III secolo il cristianesimo trovò l’energia e la coscienza per distinguersi dalle religioni del pantheon romano e si organizzò secondo una articolata gerarchia, che presiedeva e guidava le diverse comunità di fedeli sorte in seguito all’attività missionaria dei seguaci del Cristo.
Mentre a Roma, al tempo di papa Zefirino (199-217), viene affidato all’allora diacono Callisto, poi pontefice tra il 217 e il 222, il cimitero della Chiesa romana, che si sviluppò al terzo miglio della via Appia, ai confini dell’impero, segnatamente nella città di Dura Europos in Siria, su una sponda dell’Eufrate, proprio nella prima metà del III secolo nasce il più antico edificio di culto, ovvero una domus ecclesiae, fornita di un fonte battesimale e di ambienti per le riunioni dell’assemblea.
Tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del III secolo, le catacombe di San Callisto e la domus ecclesiae di Dura Europos furono decorate con affreschi semplici, ma assai ricchi di significati, ispirati agli episodi biblici più noti: dalla guarigione del paralitico alla samaritana al pozzo, dal sacrificio di Isacco alla lotta tra Davide e Golia, dalle donne al sepolcro a Pietro salvato dai flutti, dalla storia di Giona a Mosè che fa scaturire l’acqua dalla roccia.
Tutte queste scene propongono un significato augurale e salvifico, nel senso che rivestono un ruolo paradigmatico, con una soluzione positiva della storia, tanto che possono essere considerate dei veri e propri exempla soterici, ossia della Salvezza.
L’arte cristiana delle origini – così come si propone in questi antichi monumenti – presenta schemi iconografici identici, facilmente riconoscibili, per assolvere a una esigenza didattica, ovvero per un intento eminentemente catechetico, in perfetta coerenza con la dinamica della cristianizzazione dei primi secoli che, come è noto, prevedeva una scuola del catecumenato, la quale preparava i fedeli alla grande notte del Sabato Santo, ovvero al momento più alto della liturgia paleocristiana, quello del rito battesimale. Non a caso, tra le prime scene a spuntare nei monumenti delle origini dobbiamo annoverare proprio quella del battesimo, che appare in forma molto abbreviata con il Battista e il Cristo nelle acque del Giordano, così come possiamo ancora percepire in un affresco della “regione” di Lucina, nelle catacombe di Callisto, nei primi anni del III secolo.

di Fabrizio Bisconti