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Cinque artisti per i colori del mattino di Pasqua

Un giovanissimo Raffaello e l’esperto Piero,i cieli di Bellini e l’aria livida di Savoldo, fino al bronzo grandioso e terribile di Donatello

​Antonio Paolucci

Nella tradizione iconografica cristiana, la resurrezione è un evento felice. Cristo risorge, il mondo si rinnova con lui e la natura, libera dai rigori dell’inverno, toccata dal tepore della primavera, risorge con Gesù, vincitore della morte. Così immaginò la resurrezione un giovanissimo Raffaello, forse di diciotto o diciannove anni, nella tavoletta custodita nel Museo d’Arte di San Paolo in Brasile.
Per Raffaello la resurrezione è come un vento gentile che accarezza un paesaggio amato di colline, di montagne, di vasti spazi equorei. I soldati che vigilano il sepolcro sono turbati ma non sconvolti. Così le donne che, in secondo piano, si avvicinano al luogo della sepoltura. Sembra quasi che gli uomini e la natura siano in attesa dell’evento prodigioso. Molte sono le suggestioni di cui si nutrono l’adolescenza e la prima giovinezza di Raffaello. Questo piccolo dipinto ce ne offre testimonianza. Perugino gli insegna il segreto del ritmo che governa le forme e della bellezza che le intenerisce; Piero della Francesca, con le grandi opere urbinati (la Flagellazione, i Ritratti dei Duchi  oggi agli Uffizi, la pala custodita a Brera ma all’epoca collocata in San Bernardino, mausoleo dei Montefeltro), il miracolo della luce che trasfigura il colore e modula, secondo prospettiva, l’universo. Dai fiamminghi presenti nelle collezioni ducali (Jan van Eyck, Giusto di Gand, Berruguete) il ragazzo Raffaello apprende la poesia dei minima: il colore di un panno che si riflette nell’acciaio specchiante di una armatura, la finestra lontana nel pomello di lucido ottone della sedia o nell’iride del ritrattato, il pulviscolo che, toccato dalla luce nel chiuso di una stanza, diventa una nuvola d’oro come nella Madonna di Senigallia di Piero. Tutto questo è già presente in nuce nella tavoletta nella quale un giovanissimo Raffaello, “ragazzo prodigio” al pari di Mozart al quale viene sovente paragonato, racconta la resurrezione di nostro Signore.
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