Luoghi dell' Infinito > Casauria, il Medioevo abita qui

Casauria, il Medioevo abita qui

In Abruzzo l'abbazia di San Clemente racconta una storia più che millenaria

​«Questo piccolo uomo dal gesto veemente ama una grande cosa morta e l’ama con tutte le forze della passione umana». L’uomo è Pier Luigi Calore, diplomato all’Istituto delle Belle arti di Napoli, intellettuale e appassionato archeologo “fai da te”. L’autore del verso a lui dedicato, un piccolo testamento spirituale, l’amico Gabriele D’Annunzio. La “grande cosa morta” è l’abbazia di San Clemente a Casauria, gioiello del romanico-gotico abruzzese che rifulge in un lussureggiante giardino, annunciata da un paio di cipressi e da una colonna romana all’inizio di un vialetto.

Appare subito alla vista, in fondo alla stradina, il complesso monastico, fondato come ex voto dall’imperatore Ludovico II nell’871, dopo essere scampato alla prigionia nel Ducato di Benevento, con l’ampio porticato a tre arcate che nasconde i portali corrispondenti. L’arco centrale ha incisi sui capitelli i dodici apostoli e nella cornice più interna una serie di figure tra cui il re Davide, l’abate Gioele e poi il leone, l’angelo, il bue e l’aquila, i simboli degli Evangelisti. La facciata dell’abbazia mostra pietre d’un bianco immacolato, frutto del restauro degli anni Novanta; il retro invece l’abside semicircolare, accanto alla quale, su una panchina che adesso non c’è più, amavano ritemprarsi Calore e D’Annunzio. Tutto è quieto e tranquillo. Si staglia un’architettura asettica, incontaminata. Nulla e nessuno deturpa la visione. Ci sono ancora, qua e là, i reperti romani tanto amati dal Calore: epigrafi, resti di colonne, capitelli, una sorta di antiquarium a cielo aperto che pare reclamare il suo perduto estimatore.....

di Paolo Simoncelli