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Non si vede bene che con il cuore

"Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio" non è solo una promessa per l'aldilà

​Anna Maria Cànopi

Le Beatitudini evangeliche risuonano come una vibrante sinfonia che si apre e si conclude sul motivo dominante costituito dalle parole: «perché di essi è il Regno dei cieli». All’interno della composizione c’è un alternarsi di note gravi e dolci, di passaggi stretti, sofferti, e di note dispiegate come ali nell’azzurro del cielo. Se in questo gioco di contrasti si può cogliere un momento in cui le parole sono pura musica e la musica pura trasparenza di luce e di gioia, tale momento è la sesta beatitudine. Essa, infatti, si apre immediatamente sul cielo, anzi sul volto di Dio: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). Ecco il motivo della felicità: vedranno Dio! È tutto, e nulla davvero manca poiché è la vera meta finale dell’umana esistenza. L’anelito a vedere Dio, a contemplare il suo volto senza più ombra di mistero, accompagna l’uomo lungo tutta la sua vita; vedere Dio è un bisogno insopprimibile che da sempre ha trovato espressione nei più suggestivi canti della religiosità. La Bibbia, in special modo il libro dei Salmi, ne è tutta pervasa:

Di te ha detto il mio cuore:
“Cercate il suo volto”;
il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto    (Sal 27,8-9).

Già Mosè aveva supplicato: «Mostrami il tuo volto!» (Es 33,18).
Il vedere Dio svelatamente ed essere veramente felici è la sorte beata dei santi in Paradiso, ma a quella meta si deve pervenire attraverso la lunga e faticosa prova del pellegrinaggio terreno. Gli occhi sono resi limpidi dalle lacrime per divenire capaci di contemplare colui che è all’origine e al termine di tutto ciò che esiste. Il desiderio di vedere Dio si accompagna quindi con l’esigenza della purificazione del cuore e di tutto l’essere: «Scrutami, Signore, e mettimi alla prova; /raffinami al fuoco il cuore e la mente» (Sal 26,2).
Dio che, solo, ci conosce in profondità, sa per quali vie purificatrici deve condurci:

Signore, chi abiterà nella tua tenda?
Chi dimorerà sul tuo santo monte?

Ecco la risposta:

Colui che cammina senza colpa,
agisce con giustizia e parla lealmente,
non dice calunnia con la sua lingua,
non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulto al suo vicino
(Sal 15,1-3)

La purezza di cuore non riguarda soltanto la sfera affettiva, ma tutta la condotta umana poiché con il termine “cuore” la Bibbia vuole indicare ciò che costituisce l’interiorità della persona, la radice profonda del suo essere, da cui procedono tutte le sue scelte sia in ordine al pensare che all’agire.
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