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Artisti contemporanei alla tavola di Leonardo

Il Cenacolo è continua fonte di ispirazione per gli artisti Da Warhol a Puglisi, a Milano è al centro di tre mostre

​Alessandro Beltrami


Non esiste forse immagine tanto sfruttata quanto l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci – insieme alla Pietà vaticana di Michelangelo. Rivisitata in tutte le salse e in ogni variante possibile nell’ambito delle arti visive, è ormai una sorta di topos della cinematografia – da Viridiana di Buñuel a M.A.S.H. di Altman a Vizio di forma di Anderson (ma ci giocano anche i Simpson) – senza contare lo sfruttamento in ambito pubblicitario o, a un livello infimo, il merchandising (categoria alla quale tutto sommato appartengono i romanzi di Dan Brown e i loro derivati). L’innovativa iconografia sacra elaborata da Leonardo, così attenta a scrutare la verità umanamente sconvolgente del fatto sacro (il sacrificio e il tradimento), è divenuta un’icona pop: depauperata, anzi spolpata, ridotta a trito ammiccamento, impiegata per lo più in senso contrario all’originale. L’immagine leonardesca ha finito per acquisire un valore autonomo e autoreferenziato, scollato dal contesto e dal significato che l’ha originata.
Il fenomeno, però, ha un’origine più remota del frullatore citazionista postmoderno. Immagine già ampiamente copiata e diffusa in epoca antica, l’Ultima Cena è stata oggetto nell’era della riproducibilità tecnica di una incalcolabile moltiplicazione attraverso stampe popolari e oleografie a scopo devozionale. Che questa proliferazione avesse svigorito l’originale lo aveva capito perfettamente Andy Warhol, che aveva incontrato il Cenacolo leonardesco proprio nel segnalibro del breviario di sua madre. Negli ultimi mesi di vita il padre della Pop art torna sull’immagine – non attraverso l’originale ma le sue riproduzioni di ogni tipo ed epoca – e la reitera cercando di recuperarne almeno per accumulo la forza originaria.
Al rapporto tra Leonardo e Warhol è dedicata una mostra “esperienziale” nella cripta del Santo Sepolcro a Milano (fino al 30 giugno, a cura di Giuseppe Frangi): un genere espositivo a cui di norma è bene accostarsi con sospetto. In questo caso il percorso multimediale termina però con un’opera reale (che è, in un’ultima analisi, la sola vera esperienza possibile): si tratta di The Last Supper, l’opera monumentale con cui culminava nel 1987 la mostra di Warhol, la sua ultima, al Credito Valtellinese (nella cui collezione si trova ora), presso il Refettorio delle Stelline, in corso Magenta, davanti al Cenacolo vinciano.
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