«Mangia e bevi e non dimenticare Dio»

di Anna Maria Bacher*

Usanze, detti, tradizioni e leggende: la religiosità dei walser della Val Formazza

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Costumi walser / VisitPiemonte / Consorzio Turistico Monterosa Valsesia / I.Com Multimedia

Formazza è la più antica tra le colonie walser e l’unica che confina direttamente con la Valle del Goms, terra madre di quelle genti che, con lenti spostamenti migratori, si spinsero a colonizzare e a dissodare le testate alpine, a quote in cui nessuno prima di loro si era mai stanziato.

All’inizio del XIII secolo i walser, attraverso il passo del Gries, giunsero a Formazza, trasformando un semplice alpeggio in un insediamento permanente. Questi infaticabili montanari, insieme ai pochi averi, portarono con sé le loro abilità, usanze e tradizioni, un profondo senso della vita comunitaria e soprattutto la propria lingua, il walsertitsch, una forma arcaica di alto tedesco di origini alemanne o, secondo una teoria storico-linguistica più recente, legata al mondo scandinavo, precisamente di origine sassone. Questa antica lingua – tramandata oralmente di generazione in generazione – rappresenta senza dubbio l’elemento che più di ogni altro contraddistingue e accomuna, pur con le varianti locali, le genti walser disposte lungo l’arco alpino.

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