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Un cuore nuovo dentro la storia

​È nel centro storico della città di Braga, in Portogallo, che nel 2010 si è concretizzata la sorprendente ideazione, da parte dello Studio Cerejeira Fontas Arquitectos, di una cappella collocata nell’atrio d’ingresso del seminario di Santiago, un edificio risalente al XVIII secolo. Questa installazione autonoma, all’interno delle potenti mura esistenti, rappresenta un gesto che ha modificato i rapporti fra lo spazio domestico interno e la realtà esterna dei manufatti tradizionali. Il nuovo intervento, semplicemente appoggiato sul pavimento e staccato dalle pareti perimetrali dell’aula, si configura come un arredo interno. L’opera di architettura viene privata della sua ragione principale di creare un microclima di difesa dagli agenti atmosferici. In tal modo viene meno il contesto “naturale” e, con esso, anche la funzione metaforica di protezione per la quale si continuano a costruire luoghi di culto.
Al di là delle ragioni tecniche, costruttive ed economiche che hanno indirizzato questa scelta nella realtà di oggi, è interessante capire quali siano i valori che questa proposta può rappresentare. Nel­l’edilizia ecclesiale esistono pochi esempi di un’opera edificata all’interno di uno spazio già esistente: il più eclatatante è probabilmente quello della Porziuncola in Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Tuttavia, mentre nella cittadina umbra la costruzione del “contenitore” a protezione del santuario francescano è successiva, qui a Braga è il “contenuto” a essere riposto “dentro uno scrigno preesistente”. La nuova cappella - un prefabbricato in legno - è staccata dalle mura dell’aula e, adottando un altro linguaggio, sottolinea la diversità dei due registri espressivi: quello murario e minerale del contenitore storico e quello in legno e naturale che dona a questo “oggetto” un carattere trasparente perché il legno non si fa pelle, ma rimane un’intelaiatura che non cela l’interno e lascia intravvedere l’esterno. La consapevolezza di essere “altro” rispetto alla condizione ospitante ne fa risaltare l’alterità e legittima il contrasto linguistico. La dichiarazione d’intenti appare chiara. Nel gioco delle parti, contenitore e contenuto, ognuno con la propria identità, cercano una tranquilla convivenza.
La condizione attuale del nostro operare, con materiali, tecniche e linguaggi autonomi è, d’altra parte, una condizione legittima e imprescindibile, come lo è sempre stata nelle forme espressive che ci ha offerto la storia dell’architettura occidentale. Il parziale riuso di tipologie storiche oggi divenute obsolete è, d’altra parte, una strategia obbligata di fronte alla secolarizzazione in corso. La vecchia Europa è stracolma di testimonianze ecclesiali che serbano una memoria preziosa rispetto al grande passato. Nel caso della cappella all’interno del seminario di Braga, la creazione di un inedito linguaggio contemporaneo gioca da stimolo per future sperimentazioni. Siamo in attesa e sempre aperti alle testimonianze che il linguaggio della ricerca artistica può - e deve - ancora riservarci attorno ai temi della meditazione e della preghiera.
Cappella Arvore da Vida, Seminario di Santiago, Braga, Portogallo (2010).
Architetto: Studio Cerejeira Fontas Arquitectos.
Scultore: Asbjörn Andresen