Niemeyer, natura e cultura
«La purezza delle forme plastiche e la forza espressiva delle opere costruite dall’uomo, messe a confronto con l’infinitezza del paesaggio sono immagini che, nel periodo dell’adolescenza, mi hanno introdotto, con il candore del fatto poetico, nel mondo dell’architettura. Oscar Niemeyer, in quel clima, è stato padrino e complice inconsapevole di questa mia avventura, maestro silenzioso e discreto capace di ricordare come il fatto estetico comporti sempre un impegno etico. Niemeyer è architetto insuperabile nella creazione di grandi spazi esterni dove il visitatore riconosce, nella precarietà del proprio essere, una dignità solenne con la quale vive lo spettacolo senza fine del paesaggio che lo circonda».
Sono questi alcuni pensieri annotati in occasione dei cento anni del maestro brasiliano; pensieri che hanno accompagnato il ricordo di un nostro incontro a Rio de Janeiro.
Ora ritorno su un’opera di Niemeyer per segnalare una stupenda chiesa degli anni Quaranta del secolo scorso, dove l’architetto declina il linguaggio del razionalismo europeo con le forme organiche del paesaggio brasiliano, che segnano la cultura del territorio del Minas Gerais. La chiesa di San Francesco, sulla laguna di Pampulha, a Belo Horizonte, si presenta come un vero e proprio gioiello, con forme razionali e geometriche che contrastano gli andamenti ondulati e organici del paesaggio dell’intorno. Il purismo delle strutture a volta in calcestruzzo (bellissime nel calibro misurato dei tracciati geometrici) raggiunge un equilibrio formale di grande intensità fra manufatto e paesaggio. I solidi innalzati come forme architettoniche – volumi e volte – emergono come sculture modellate, quasi fossero presenze emanate da una spinta della natura stessa.
La colorazione delle superfici trattate con ceramiche (opere di Candido Portinari), i dipinti delle pareti interne (disegnati da Alfredo Ceschiati) e il giardino circostante, modellato da Roberto Burle Marx, connotano l’insieme come opera devozionale-religiosa di straordinaria qualità moderna, difficilmente riscontrabile in altri esempi di quella felice stagione artistica.
La realizzazione di una chiesa-padiglione isolata in un contesto di natura è divenuta nel tempo una vera e propria icona, databile e riconoscibile nella cultura del XX secolo, portatrice di speranza ed equilibrio sociale in un contesto di crescita e di sviluppo. Costruire una nuova proposta di spazio, di luce, di materiali e di colori, per gli artisti e le avanguardie risuonava come impegno diretto per sorreggere un mondo di giustizia e solidarietà. Anche con la creazione di una nuova chiesa. Negli anni successivi la configurazione di nuove città capitali – Brasilia per Niemeyer, Chandigarh per Le Corbusier e poi Dacca per Louis Kahn – sarà un'occasione storico-politica per proiettare modelli in grado di riappacificare gli uomini con le sfide di un progresso indirizzato verso una migliore qualità di vita. Certo il secolo appena trascorso ha poi innalzato ulteriori ostacoli, e la prospettiva del globale è stata declinata purtroppo come opportunità unicamente per i consumi. Una realtà politica che va riconosciuta ma che non intacca il lavoro paziente lasciato in eredità da artisti e poeti che hanno tracciato ben altre prospettive. La chiesetta di San Francesco a Belo Horizonte ne è la dimostrazione.