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La chiesa nello spazio civile dell’umanesimo

​È uno dei più chiari esempi di applicazione della scienza della prospettiva, la cosiddetta Veduta di città ideale conservato nella Galleria Nazionale delle Marche a Urbino (1470-80 circa). La tavola presenta uno spazio ampio, luminoso, scandito da proporzioni armoniche, costruito sulle linee di fuga tese verso la sommità del portale che inquadra l’ingresso al tempio a pianta circolare che domina la scena. Non si vede anima viva: solo architetture di vario disegno. Sulla sinistra una fuga di edifici con colonne, pergolati e terrazzi. In primo piano la piazza pavimentata con figure geometriche da cui emergono due pozzi, tra i quali si distende il vuoto del proscenio. Sulla destra, oltre due volumi compatti seppur alleggeriti da portici, le facciate di altri palazzi arretrano consentendo il dilatarsi di una seconda piazza su cui prospetta la facciata tripartita di una basilica. Più che un progetto urbano è una visione astratta, archetipica, nella quale, al di là della semplice espressione prospettica, si accostano tratti ed elementi che nel loro insieme suggeriscono in che modo dovrebbe essere il luogo inteso per ospitare la vita sociale auspicata dalla visione del mondo dell’umanesimo.
Il tempio circolare impernia l’insieme urbano e campeggia sulla piazza intesa quale spazio di libertà: l’opposto di ambienti che, per essere di ridotte dimensioni, possono diventare angustianti. Tale fatto, peraltro intuitivo, oggi è stato dimostrato dalle neuroscienze: gli spazi ampi danno tranquillità e, se ricchi di manifestazioni artistiche, favoriscono un senso di soddisfazione. Perché «lo spazio trasforma il nostro modo di pensare e di sentire», come spiegano Susan Magsamen e Ivy Ross (Your Brain on Art, Faber and Faber). Ed è questo ciò a cui tende la visione di città ideale: negli ornamenti, nelle proporzioni, nei richiami classici quali i capitelli corinzi delle colonne attorno al tempio. Se il tessuto urbano nel suo insieme manifesta ordine e proporzione, la bellezza, estranea alla funzionalità utilitaria degli altri edifici, è espressa nel valore poetico, trascendente, simbolico delle chiese: tale è anche il tempio, come mostra la croce che lo sormonta, non solo la basilica che compare sullo sfondo. E insieme con la ricerca di bellezza, nelle chiese si riconosce uno slancio verticale dato non tanto dalle dimensioni (l’altezza, infatti, è simile per tutti i fabbricati) ma dalla composizione in volumi sovrapposti di dimensioni decrescenti e culminanti in cuspidi (la lanterna crocifera nel tempio, il timpano nella basilica). In tal modo gli edifici cultuali, oltre ad avere un valore di cardine urbano evidenziato dall’essere preceduti dalla piazza, sono la manifestazione concreta e visibile dell’aspirazione trascendente che caratterizza l’essere umano.
Se il dipinto è un esercizio artistico di valore poetico, esso manifesta in nuce l’obiettivo perseguito nelle concrete realizzazioni urbane dello stesso periodo. Ad esempio, Pienza, la città che Enea Silvio Piccolomini ha voluto ricavare modificando il natio borgo di Corsignano quando nel 1458 divenne papa Pio II: il corpo della nuova basilica è arretrato fino a sporgere oltre il declivio della collina per consentire alla facciata di godere di uno spazio che le permetta di essere ammirata nella sua interezza. Castiglione Olona, esempio di ristrutturazione urbana della prima metà del ’400, per quanto abbia in posizione preminente il palazzo Branda Castiglioni, vede il tempio, ossia la chiesa del Santissimo Corpo di Cristo, dominare la piazza principale. Persino la città di Palmanova, eretta come struttura fortificata della Serenissima a partire dall’ultimo decennio del ’500, si raccoglie attorno alla piazza centrale esagonale sulla quale si impone non un presidio militare ma il duomo dedicato al Santissimo Redentore che, con la sua facciata elevata su due ordini sovrastati da un timpano, risalta nell’abitato.
Nelle città dell’umanesimo e del Rinascimento, per quanto risalti la presenza dei palazzi del potere, le chiese si elevano sempre al di sopra: per bellezza, eleganza, raffinatezza, ornamentazione, significato. Sono il luogo della comunità. Dove la comunità si ritrova capace di guardare oltre l’orizzonte terreno.