La cattedrale di Nervi a San Francisco
Mario Botta
La paternità della cattedrale di San Francisco (1967-1970), dedicata a Santa Maria Assunta, deve essere riconosciuta a Pier Luigi Nervi anche se, nella complessa procedura amministrativa e legale americana, l’ingegnere italiano compare unicamente come consulente strutturale dell’amico architetto Pietro Belluschi, all’epoca direttore del Mit (Massachusetts Institute of Technology), a sua volta consulente per lo studio locale John Michael Lee, Paul A. Ryan e Angus McSweeney.
L’aspetto ingegneristico e strutturale di questa opera non può passare in subordine ma deve essere apprezzato per la forza espressiva e la qualità che ha donato al contesto urbano. Pier Luigi Nervi, nel suo generoso e felice itinerario di ricerca di quegli anni, sperimenta con continuità soluzioni progettuali in calcestruzzo armato di grande innovazione tecnologica e formale. Nel caso della cattedrale di Santa Maria Assunta, la copertura composta da otto segmenti di paraboloidi iperbolici rende questo spazio particolarmente accogliente e adatto non solo alle celebrazioni religiose, ma anche agli incontri culturali e istituzionali. La croce greca del lucernario caratterizza lo spazio interno in modo suggestivo e simbolico. La luce zenitale che filtra dall’alto continua sulle quattro facciate grazie a fessure verticali vetrate fino al perimetro quadrangolare dell’aula. Nonostante l’impianto “plastico” e geometrico della copertura risulti difficile da descrivere, la sua semplicità e razionalità sono ben leggibili sul disegno planimetrico. Si tratta di una vera invenzione strutturale nata dalla mente geniale di Nervi e, come nella grande tradizione delle cupole rinascimentali, verificata in Italia attraverso esperimenti con modelli tridimensionali. I risultati delle sue intuizioni saranno poi confermati dai calcoli degli elaboratori elettronici americani.
Siamo negli anni in cui l’ingegneria tradizionale diventa engineering, ma Nervi porta a San Francisco anche la passione e un sapere artigianale secolare, che è ben visibile nello spazio interno. Qui il moltiplicarsi dei conci triangolari, che convergono nella croce di luce nell’intradosso, diventa la matrice geometrica dell’impianto tettonico e richiama una storia del costruire che fonda il proprio sapere nella storia dell’arte mediterranea, segno di un’identità che ci appartiene. Le forze dei carichi verticali, proprio come accade nel principio della cupola, confluiscono sull’anello quadrangolare per essere scaricate sui quattro setti-pilastri agli angoli.
Nel vasto spazio dell’aula assembleare (il quadrilatero della chiesa ha i lati di 65 metri), il presbiterio con l’altare si presenta come un generoso piano rialzato dove converge il sistema radiale dei banchi per i fedeli; quasi una piazza sopraelevata che offre una visibilità semplice e immediata, tipica di un impianto anfiteatrale. Ma la vera ricchezza di questa tipologia resta l’innalzarsi plastico dello spazio centrale, che si risolve, in alto, nella croce di luce, verso la quale si dirigono gli sguardi e le speranze dei fedeli.
Il rigore di Pier Luigi Nervi, per il quale ogni componente strutturale concorre a trasmettere i carichi al suolo, ci avvicina al sapere costruttivo secolare dei tempi eroici, “quando le cattedrali erano bianche”. La “modernità” dei nuovi strumenti e dei nuovi materiali viene utilizzata al meglio dell’onestà costruttiva: proprio all’opposto dei pastiches che connotano la babele dei linguaggi contemporanei.