La cappella Salgenreute (2016) di Bernardo Bader
Mario Botta
Nelle vicinanze dell’agglomerato alpino di Krumbach (Bassa Austria), sul crinale ondulato di un altopiano verdeggiante costellato nell’intorno da case, stalle, fienili e fattorie ben distanziati gli uni dagli altri, nel 2016 il giovane architetto austriaco Bernardo Bader costruisce una piccola cappella, interamente in legno, nello stesso luogo in cui due secoli prima era stato eretto un piccolo oratorio devozionale che non è stato possibile recuperare dal degrado subito nel corso dei secoli.
Il nuovo intervento propone un programma di spazi limitatissimo (un’unica aula per ospitare una dozzina di persone) ma molto ben costruito grazie al coinvolgimento e all’entusiasmo di volontari residenti nella zona. Un lavoro che merita di essere segnalato, oltre che per la lodevole iniziativa che dà continuità e attenzione a un passato che ha arricchito il paesaggio e la fede di una comunità, anche per la perizia di un lavoro artigiano che culmina in un manufatto ligneo di grande qualità.
Un oggetto che, sebbene disegnato con una configurazione planimetrica molto semplice, diviene uno scrigno prezioso. In questi anni sciupati da una “non-cultura” contemporanea dove tutto sembra essere finalizzato al solo consumo, la presenza di questa piccola cappella risuona come un richiamo al “saper fare”, una lezione ricca di grande passato, utilissima per la nostra disattenta generazione che forse dovrebbe ritornare a distinguere “il loglio dal grano”. Di questo insediamento colpisce il delicato rapporto spaziale e cromatico che riesce a stabilire con il contesto dell’intorno. Un semplice zoccolo di livellamento in pietra disegna il perimetro dell’aula e diviene il piano di appoggio delle strutture lignee, come se il nuovo manufatto fosse appena sollevato dal terreno naturale. L’immagine dei prospetti esterni assume la forma di un solido geometrico poligonale rivestito con scandole di larice, che trasformano i prospetti in tessiture di legno semplici ma suggestive nel loro moltiplicarsi ritmato di grande bellezza.
In tal modo la cappella si configura come un raffinato prisma caratterizzato dal vibrare delle sue superfici di legno all’unisono con il variare della luce naturale. Un segno prezioso del lavoro dell’uomo che dialoga con la ricchezza della vegetazione circostante. Lo spazio interno viene diviso in due parti distinte: la zona presbiteriale – con il pavimento, le pareti e i soffitti interamente tinteggiati di bianco – che sembra suggerire l’immagine di una grande nicchia dominata dalla finestra di apertura sul fondo; e la zona con l’aula assembleare dei fedeli che si presenta invece con un rivestimento in larice naturale. Una scelta progettuale che vuole indicare due parti cromatiche distinte – bianco e legno – che altro non sono se non un’unica realtà spaziale interna al volume.
Questa piccola cappella presenta un percorso progettuale da apprezzare per il coraggio delle scelte costruttive semplici e artigiane che sfociano in un linguaggio espressivo segnato da una convincente forma poetica.