I Magnificat di Lasso cento volte lode alla Vergine
Ultimo grande esponente di quella Scuola fiamminga che per quasi due secoli si è imposta sulla ribalta musicale europea, Orlando di Lasso nasce nel 1532 a Mons (nell’Hainaut/Hennegau, provincia vallone dell’attuale Belgio) e a soli dodici anni si trova al seguito di Ferrante Gonzaga, generale dell’imperatore Carlo V, che lo porta con sé come puer cantor a Mantova. Inizia così il decisivo periodo di apprendistato in Italia, tra Palermo, Milano, Napoli e poi Roma, dove nel 1553 diviene maestro di cappella in San Giovanni in Laterano (carica che due anni più tardi verrà ricoperta da Giovanni Pierluigi da Palestrina). Nel 1556 si trasferisce presso la corte di Baviera, saldo avamposto cattolico nella protestante terra tedesca, a diretto servizio del duca Alberto V, «grande amatore di musica e assai ben informato su ciò che la riguarda». La nomina di Lasso a Hofkapellmeister (1563) influisce in modo determinante sulla sua produzione, che continuerà ininterrottamente fino a pochi giorni prima della morte, sopravvenuta il 14 giugno 1594.
Oltre alle composizioni occasionali che accompagnano cerimonie civili, visite di Stato, banchetti e matrimoni, per adempiere ai propri doveri professionali l’artista deve soprattutto sovrintendere alle principali funzioni religiose quotidiane, provvedere all’apparato musicale per la Messa e soprattutto per la recita dei Vespri, come testimoniano le oltre cento versioni del Magnificat, espressione privilegiata della devozione al culto mariano presso la corte bavarese. Differenti tra loro per lunghezza e complessità, i diversi adattamenti del “Cantico della Vergine Maria” sono stati quasi tutti raccolti in una edizione postuma nel 1619 ma, a testimonianza della loro popolarità, circolavano già in svariate edizioni a stampa e manoscritte ancora vivente l’autore. Lo schema segue generalmente la pratica dell’alternatim ossia l’alternanza tra i versetti in canto gregoriano e quelli affidati alle intonazioni polifoniche, buona parte delle quali sono rielaborazioni basate su opere preesistenti, in genere madrigali, chansons e mottetti spesso tratti dal catalogo dello stesso maestro fiammingo.
Si tratta di creazioni di grande pregio e raffinatezza, che rivelano l’equilibrio di uno stile musicale in cui melodia e armonia si fondono tra imponenti sezioni accordali e articolati passaggi in imitazione, tra una nitida trama verticale (nota su nota) e una scorrevole esposizione orizzontale (frase con frase). Per rispettare la chiara impronta poetica e spirituale racchiusa nel testo del Magnificat, le diverse partiture offrono tutte una varietà espressiva e formale che, tralasciate le asperità più “cerebrali”, intende rivolgersi al fulcro emotivo dell’opera artistica. Dietro all’indiscusso virtuosismo che vivacizza le trame vocali dei suoi lavori, difficilmente
Lasso perde infatti di vista la centralità della parola che celebra la grandezza della figura della Madonna e che la musica ha il compito principale di portare sempre in primo piano.
• Invito all’ascolto. Orlando di Lasso: Magnificat “Praeter rerum series”, De Labyrintho, Walter Testolin (Stradivarius / Milano Dischi); Magnificat VIII toni, Weser-Renaissance, Manfred Cordes (Cpo / Sound and Music).
di Andrea Milanesi