182 partenze
«Leggiadra è New York, una bella donna in un abito a fiori, la vita stretta in un’alta cintura e la gonna a campana, svolazzante. Un po’ anni Cinquanta, ha presente?», mi disse il vecchio gentiluomo con il panciotto a righe color asfalto, sorridendo compiaciuto per l’inedita immagine che ci dava della sua città. Lo guardai stupita, e lui, incoraggiato, proseguì: «La città non sarebbe quella città che tutto il mondo ci invidia, se non ci fossero a percorrerla continuamente i tacchi ticchettanti delle sue ragazze, e a renderla coloratissima i variopinti mazzi di fiori accatastati in capaci secchi fuori dai mille negozietti coreani agli angoli delle strade, dove a ogni ora della notte puoi trovare il conforto di un caffè caldo».
Pensai ai tanti cliché su New York, e trovai stuzzicante quella nuova prospettiva delle ragazze e dei fiori. Certo strideva con l’idea della città violenta e criminosa che ci danno i telefilm, o con il celebre profilo dei grattacieli che sembrano scattare verso l’alto uno dopo l’altro, in una fredda, folle gara. In realtà noi, parlando di New York, intendiamo solo il distretto di Manhattan, l’isola al centro del mondo occidentale dove si creano le mode e le tendenze artistiche: con i suoi grandi musei, il famoso parco, le strade che vanno verso l’infinito. E questo è vero, certo. Ma la città è molto più affascinante. Prima di tutto, è un grande porto, un cuore pulsante di uomini e di merci. Qui sbarcavano gli esuli e gli immigranti in cerca di fortuna: ed Ellis Island, loro prima tappa, è oggi un commovente museo. Poi, è composta di cinque distretti, diversissimi. Bronx a un orecchio italiano suona un luogo pericoloso, dove vige la legge della giungla: e invece là ci sono università, ameni quartieri di villette, un grande zoo e il giardino botanico. Ogni quartiere ha una sua vita, e molti newyorkesi, per esempio, non sono mai andati su, alla punta di Manhattan, al quartiere chiamato The Cloisters, dove con paziente lungimiranza sono stati ricostruiti due chiostri medievali, pietra su pietra, e un incantevole giardino di erbe medicinali. E chi conosce la Roosevelt Island, che pure sorge in mezzo all’East River, e si raggiunge in pochi minuti con la teleferica? Oppure ha assistito, ogni martedì, al rosario recitato nella Grand Central Station, coi suoi musicisti di strada, lo stuzzicante mercato del cibo, il soffitto di stelle?
Forse il fascino vero di questa città consiste nel fatto di avere molte anime, che spesso si ignorano (o si combattono...) e una divertita, profonda capacità di accettarle e assorbirle tutte.
di Antonia Arslan