Luoghi dell' Infinito > L'impronta che interroga la storia

L'impronta che interroga la storia

La Sindone è una guida che ci conducefin sulla soglia della morte per mostrarci come oltrepassarla

particolare della fronte (©Arcidiocesi di Torino/Giandurante 2010)

particolare della fronte (©Arcidiocesi di Torino/Giandurante 2010)

Su di un colle che si erge alle porte della città, in posizione esposta a chi guarda dalle mura e a chi giunge da lontano, si levano tristi trofei di morte. Il Golgota, “luogo del cranio”, è scelto per l’esecuzione capitale inflitta per crocifissione. Nella Pasqua di quell’anno, probabilmente il 30 del calcolo cristiano, vengono crocifissi tre uomini: due sono rei confessi di gravi delitti, uno è vittima di un complotto ordito tenacemente da membri autorevoli dell’autorità religiosa locale, nonostante la scarsa convinzione del governatore romano, che però si lascia indurre a emanare la sentenza e a portarla a esecuzione. La regione si chiama Giudea ed è amministrata da un alto funzionario dipendente direttamente da Roma, che gestisce il potere in dialogo non facile con la classe sacerdotale locale, e da una ricca oligarchia che trae i suoi proventi da agricoltura, commercio e introiti provenienti da un flusso di pellegrini costante, diretto al centro religioso della vecchia capitale. L’esecuzione della condanna avviene secondo un rituale fisso, rivissuto ogni volta con nuovi apporti di fantasia. Il procedimento messo in atto per la crocifissione di Gesù di Nazareth è riassunto nel racconto che ne fanno alcuni documenti, ognuno con proprie caratteristiche. I principali sono indubbiamente i cosiddetti “vangeli canonici”.

Parlare di crocifissione è cosa assai triste. Già l’antichità aveva coniato appellativi estremi, come summum supplicium (Cicerone) e mors turpissima crucis (Origene). La sua realizzazione fu varia: comprendeva sempre una sospensione del condannato, per lo più in rapporto con un palo o con due pali, uno verticale e uno orizzontale. Più spesso la sospensione avveniva a braccia congiunte oppure, normalmente, a braccia allargate e fissate a un trave, agli stipiti di una porta, a un architrave o semplicemente inchiodati a un muro. Per fissare le braccia al sostegno si ricorreva a corde o a chiodi: nel primo caso la sofferenza era inizialmente minore ma più duratura. A questo trattamento potevano aggiungersi tormenti di ogni tipo. Era abbastanza frequente la flagellazione, spettacolare e particolarmente debilitante, al punto che la si doveva controllare, perché il condannato non morisse anzitempo......

di Giuseppe Ghiberti

biblista, presidente emerito della Commissione diocesana per la Sindone

 

 

 
L’immagine a microscopio
 
Le ferite, i pollini, la tridimensionalità: i punti certi
e gli elementi controversi delle analisi scientifiche
 
 

Gli studi scientifici sulla Sindone ebbero inizio nel 1898 con la prima fotografia della Sindone, scattata da Secondo Pia. Le ricerche effettuate in questi anni hanno consentito di giungere ad alcune conclusioni certe. La negatività dell’immagine. L’immagine ha caratteristiche simili a quelle di un negativo fotografico, ossia presenta una distribuzione di luminosità opposta a quella che percepiamo nella realtà; pertanto è sul negativo che possiamo osservare il vero aspetto dell’uomo della Sindone, come se si trovasse di fronte a noi.

L’analisi delle ferite. La lettura “topografica” dell’immagine, effettuata dai medici legali, ha messo in evidenza numerose ferite e lesioni visibili in modo anatomicamente perfetto: dalle tumefazioni al volto alle ferite da punta sulla fronte e sulla nuca dovute ad aculei, dalla ferita da punta e taglio all’emitorace destro inferta a morte già avvenuta a quelle ai polsi e ai piedi provocate dalla penetrazione di oggetti appuntiti simili a chiodi, da quelle al dorso, ai glutei e alle gambe caratteristiche del supplizio della flagellazione alle escoriazioni sulle spalle dovute al trasporto di un oggetto pesante e così via. Questi studi hanno consentito di provare che si tratta dell’immagine lasciata dal cadavere di un uomo dapprima flagellato e poi crocifisso.

Le macchie ematiche. Le macchie di colore rosso sono realmente macchie di sangue umano di gruppo AB prodotte da ferite di origine traumatica, come è stato dimostrato da due équipe di studiosi in seguito agli esami effettuati sui campioni prelevati nel 1978.
Le microtracce biologiche. Nel 1973 e nel 1978 vennero effettuati sulla Sindone, mediante l’applicazione di nastri adesivi, alcuni prelievi di microtracce, rinvenendo granuli di polline provenienti da cinquantotto piante fiorifere. Poiché alcuni di essi provengono da piante che crescono solo in Palestina e in Anatolia si può concludere che è altamente probabile la permanenza prolungata della Sindone, oltre che in Europa, anche in tali regioni.

di Bruno Barberis

direttore del Centro internazionale di Sindonologia di Torino