L'impronta che interroga la storia
La Sindone è una guida che ci conducefin sulla soglia della morte per mostrarci come oltrepassarla
particolare della fronte (©Arcidiocesi di Torino/Giandurante 2010)
Parlare di crocifissione è cosa assai triste. Già l’antichità aveva coniato appellativi estremi, come summum supplicium (Cicerone) e mors turpissima crucis (Origene). La sua realizzazione fu varia: comprendeva sempre una sospensione del condannato, per lo più in rapporto con un palo o con due pali, uno verticale e uno orizzontale. Più spesso la sospensione avveniva a braccia congiunte oppure, normalmente, a braccia allargate e fissate a un trave, agli stipiti di una porta, a un architrave o semplicemente inchiodati a un muro. Per fissare le braccia al sostegno si ricorreva a corde o a chiodi: nel primo caso la sofferenza era inizialmente minore ma più duratura. A questo trattamento potevano aggiungersi tormenti di ogni tipo. Era abbastanza frequente la flagellazione, spettacolare e particolarmente debilitante, al punto che la si doveva controllare, perché il condannato non morisse anzitempo......
di Giuseppe Ghiberti
biblista, presidente emerito della Commissione diocesana per la Sindone
Gli studi scientifici sulla Sindone ebbero inizio nel 1898 con la prima fotografia della Sindone, scattata da Secondo Pia. Le ricerche effettuate in questi anni hanno consentito di giungere ad alcune conclusioni certe. La negatività dell’immagine. L’immagine ha caratteristiche simili a quelle di un negativo fotografico, ossia presenta una distribuzione di luminosità opposta a quella che percepiamo nella realtà; pertanto è sul negativo che possiamo osservare il vero aspetto dell’uomo della Sindone, come se si trovasse di fronte a noi.
L’analisi delle ferite. La lettura “topografica” dell’immagine, effettuata dai medici legali, ha messo in evidenza numerose ferite e lesioni visibili in modo anatomicamente perfetto: dalle tumefazioni al volto alle ferite da punta sulla fronte e sulla nuca dovute ad aculei, dalla ferita da punta e taglio all’emitorace destro inferta a morte già avvenuta a quelle ai polsi e ai piedi provocate dalla penetrazione di oggetti appuntiti simili a chiodi, da quelle al dorso, ai glutei e alle gambe caratteristiche del supplizio della flagellazione alle escoriazioni sulle spalle dovute al trasporto di un oggetto pesante e così via. Questi studi hanno consentito di provare che si tratta dell’immagine lasciata dal cadavere di un uomo dapprima flagellato e poi crocifisso.
Le macchie ematiche. Le macchie di colore rosso sono realmente macchie di sangue umano di gruppo AB prodotte da ferite di origine traumatica, come è stato dimostrato da due équipe di studiosi in seguito agli esami effettuati sui campioni prelevati nel 1978.
Le microtracce biologiche. Nel 1973 e nel 1978 vennero effettuati sulla Sindone, mediante l’applicazione di nastri adesivi, alcuni prelievi di microtracce, rinvenendo granuli di polline provenienti da cinquantotto piante fiorifere. Poiché alcuni di essi provengono da piante che crescono solo in Palestina e in Anatolia si può concludere che è altamente probabile la permanenza prolungata della Sindone, oltre che in Europa, anche in tali regioni.
di Bruno Barberis
direttore del Centro internazionale di Sindonologia di Torino