Visioni selvagge
Con il Wildlife Photographer of the year ai confini del mondo
Lucia Stefani
Il mondo dove le donne e gli uomini non abitano, dove la natura è quasi quella dei primordi, quando ancora i nostri passi non si erano impressi sulla terra, da sempre attrae e fa sognare esploratori, navigatori, scienziati, bambini e… fotografi. Luoghi di grande bellezza, eppure impervi, segnati da climi impossibili: raggiungerli è una sfida per spiriti coraggiosi, a volte temerari. Sono regni a noi preclusi, a cui possiamo accedere solo come ospiti e per brevi, difficili ed entusiasmanti momenti: la scalata di una cima, un campo base nell’Artico, il cammino nel deserto, un tuffo negli abissi.
Siamo una domanda, e in alcuni di noi la domanda è una sete di orizzonti che a pochi o forse a nessuno è dato vedere. I fotografi di Wildlife sono tra questi pochi. Ogni anno con le loro macchine fotografiche trasformano la vita in un’avventura, in una ricerca che ha per obiettivo l’immagine, magari una sola ma che sia degna di diventare icona. Come l’orso bianco alla finestra, ritratto da Dmitry Kokh con il titolo Cornice polare. Quando il fotografo russo attraversa con la sua barca il mare dei Cukci, passa vicino alla piccola isola di Kolyuchin, abbandonata dal 1992. Scorge un movimento in una casa. Il binocolo svela una ventina di orsi polari che si sono impadroniti della città fantasma.
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