Viaggio al centro della natura
Il Creato come opera di Dio, l’evoluzione, la questione ecologica. Da Agostino a papa Francesco: noi custodi della bellezza e della vita
La visione cristiana della natura e il rapporto dell’uomo con essa si distaccano dalle filosofie e dai miti dell’antichità legandosi alla cultura del popolo ebraico, la quale a sua volta si fondava sul riconoscimento della sovranità di Dio creatore, secondo la Sacra Scrittura.
Essa portava a vedere nella natura l’opera di un Dio trascendente, creatore dell’universo, da cui tutto dipende. I racconti della creazione narrati nella Genesi contengono questo messaggio in un linguaggio allegorico, ma chiaro. Numerosi passi dell’Antico Testamento riprendono il concetto che la creazione manifesta nella bellezza e nell’armonia delle parti la grandezza del Creatore (fra gli altri Is 40, Gb 37 e 38, Dn 3, Sir 43). Vari salmi (8, 18, 103) descrivono una natura ordinata nelle sue varie espressioni, tra le quali s’inserisce l’uomo con le sue attività, perché a lui tutta la creazione è stata affidata da Dio affinché «la coltivi e la custodisca» (Gen 2,15). Su questo sfondo possiamo cogliere i riferimenti che Gesù fa agli uccelli del cielo o alla bellezza dei gigli del campo, quando parla della Provvidenza e dell’amore del Creatore (Mt 6). Nel pensiero di san Paolo il rapporto della creazione con il Creatore è incentrato su Gesù Cristo (Col 1,15-20). La lettera ai Romani, dopo avere ricordato che è possibile conoscere Dio dalla creazione (1,18-32), apre la prospettiva di una partecipazione di tutta la creazione alla gloria del Risorto in una nuova creazione.
La visione cristiana della natura e del rapporto dell’uomo con la natura si sviluppa su questo sfondo. Nel corso della storia sono stati ripresi e approfonditi aspetti di ordine teologico e ascetico. Alcuni riguardano il rapporto della natura con il Creatore, le modalità con cui egli ha operato e opera “ad extra”; il posto e la missione dell’uomo nella natura. Altri hanno voluto cogliere aspetti di ordine spirituale e ascetico attraverso l’armonia e la bellezza della natura, che parlano di Dio e, attraverso la voce dell’uomo, innalzano lode a Dio. L’uomo, in forza della sua capacità di riflessione, è capace di farsi coscienza e dare coscienza alla natura che lo circonda, può rendere grazie e lodare il Creatore per tutta la creazione. Inoltre, avendo la responsabilità di custodire l’ambiente affidatogli da Dio, egli ha il dovere di rispettarlo, conservarlo e svilupparlo nelle sue potenzialità, traendone quanto gli è necessario per vivere.
A queste linee di pensiero teologico sul rapporto dell’uomo con la natura possiamo aggiungere, modernamente, un approccio, che potremmo definire fenomenologico globale, che ritroviamo in due pensatori: Pierre Teilhard de Chardin e Raimon Panikkar.
di Fiorenzo Faccchini