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Venezia nel Cinquecento, città delle donne

In mostra a Palazzo Reale a Milano una galleria di donne, tra volti storici e personaggi del mito. Da Giorgione a Tiziano, da Veronese a Tintoretto

​Elena Pontiggia

Si moltiplicano le mostre che hanno per protagonista o per tema le donne. Vuoi per lo spirito del tempo, sempre più attento a quello che san Giovanni Paolo II chiamava “il genio femminile”; vuoi perché la donna è sempre stata un soggetto attraente, da tutti i punti di vista (De Chirico consigliava di dipingere le donne, anziché gli uomini, perché così i quadri si vendevano di più), sta di fatto che le iniziative in proposito sono tante, e a volte rischiano di confondersi.
È un rischio che non corre la mostra di Palazzo Reale, a Milano, dedicata a “Tiziano e l’immagine della donna”, non solo per la grandezza di Tiziano, ma anche perché, grazie a un accordo con il Kunsthistorisches Museum di Vienna con cui è realizzata, è piena di capolavori del Cinquecento. Anzi, questa è una delle poche volte in cui la parola capolavoro non è fuori luogo.
Venezia è sempre stata sensibile all’immagine della donna, tanto che se in arte l’emblema della scuola fiorentina si potrebbe considerare il David, l’uomo eretto pronto a combattere, l’emblema della scuola veneta è piuttosto la figura femminile giacente, simbolo della grande bellezza della natura. Nel Cinquecento però il gen­til sesso acquista un’importanza mai vista prima nella storia della pittura, testimonianza e riflesso del rilievo che stava as­sumendo – entro certi limiti, si intende – nel­la so­­cietà. Sono nobildonne, duchesse, marchese, principesse che si fanno ritrarre nello splendore delle loro vesti, nella gloria dei velluti, dei broccati, dei gioielli. Oppure sono Veneri, Diane, Minerve, Sibille, protagoniste di episodi del­la mitologia, che si affiancano (senza soluzione di continuità e senza che si avver­tano contraddizioni, in una sorta di ecumenismo culturale) alle sante della tra­dizione cristiana, o alla Madre di Dio.
Le donne sono l’eterno simbolo della bellezza, ma non solo. Fra le Veneri, le ninfe e le eroine del mito, le giovani della vita di tutti i giorni, le variamente titolate Isabelle, Eleonore e Margherite che mo­strano il loro fascino, compaiono anche figure meno felici. Europa, che è rapita e stuprata da Giove in forma di toro, o Lucrezia che si uccide dopo aver subito la violenza del figlio di Tarquinio il Superbo, rivelano tutta la fragilità della donna, che è poi la fragilità di ogni uomo.
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