Un arcipelago di città e di fedi
È boom turistico per il Paese del Sol Levante, che lo scorso anno per la prima volta ha raggiunto i dieci milioni di visitatori dall’estero.
Vivendo in un contesto naturale caratterizzato da isole, vulcani, pianure assai limitate, estremi climatici, costretti ad affrontare frequentemente fenomeni naturali distruttivi come terremoti, maremoti, tifoni ed eruzioni, i giapponesi hanno sviluppato una loro particolare visione soprannaturale, che non parte da elementi astratti ma coinvolge gli aspetti essenziali della natura dell’arcipelago, dei suoi fenomeni, ordinari e straordinari, e vi trova una collocazione per l’uomo. Un uomo che a sua volta da tempi ancestrali è custode di queste caratteristiche e di questa unicità.
Non una ideologia ufficiale o una fede prescritta né libri sacri sigillano questa visione, quanto piuttosto una serie di miti e di tradizioni – perlopiù orali per molti secoli e solo in parte codificati in epoca più tarda – che hanno accompagnato l’avanzata delle prime tribù Yamato, antenate degli attuali giapponesi, dalle sedi originarie verso il limite orientale dell’arcipelago. Un processo di conquista che doveva concludersi solo nel XIX secolo, a cui si associò un graduale processo di presa di coscienza dei giapponesi della propria unità e unicità nazionale ed etnica.
Così, per dare un senso ai propri timori, necessità e aspirazioni, e anche per ordire una trama di condizioni che fosse in qualche modo la storia delle origini e del loro percorso storico, i giapponesi crearono un’affollata gerarchia di divinità. Anzitutto quelle terrifiche che emergevano da un contesto ambientale insieme splendido e temibile: le montagne ricoperte di cupe e silenziose foreste o ribollenti caldere vulcaniche, un luogo incerto sospeso tra cielo e terra; il mare con le sue profondità ignote e le correnti insidiose. Su queste aree, prossime al mondo degli umani ma a esso refrattarie, dominano forze ancestrali che dai giapponesi hanno avuto il nome di kami. Non tutti i kami incarnano l’aspetto malevolo o distruttivo della natura, ma sicuramente da essa emergono quelli più antichi, potenti e temibili.
di Stefano Vecchia