Teresa d’Avila la vita è un viaggio
Biografia della grande santa del Cinquecento riformatrice del Carmelo e mistica, e donna coraggiosa in un mondo dominato dal patriarcato
Franco Cardini
Teresa de Jesús, come si firmava. Carmelitana scalza, beatificata nel 1614, canonizzata nel 1622 e proclamata “Dottore della Chiesa” nel 1970: una gloriosa carriera postuma dopo una vita di sofferenze e di persecuzioni, non diversamente del resto dal suo amico Juan de la Cruz - san Giovanni della Croce -, l’altro mirabile pilastro della mistica cattolica del Siglo de Oro.
Teresa de Cepeda Dávila y Ahumada, considerata tradizionalmente nativa di Ávila, vide la luce però il 28 marzo del 1515, con grande probabilità, in una casa rurale del paese di Gotarrendura, nella provincia del capoluogo. Suo padre Alonso Sánchez de Cepeda era a sua volta figlio di Juan Sánchez, un ebreo di Toledo converso - passato cioè alla fede cattolica - che nel 1493 si era insediato in Avila con la consorte Inés, della nobile casata dei Cepeda, dedicandosi al commercio dei tessuti di lana e di seta e impostando lucrosi affari anche a Salamanca con l’appoggio di Alonso de Fonseca, arcivescovo di Santiago de Compostela. Divenuto poi appaltatore-esattore d’imposte per la corona di Castiglia, Juan aveva avviato le pratiche tese a ottenere il riconoscimento della condizione di hidalguía (cioè di “nobiltà”), titolo per il quale il possesso di terra era necessario, il lavoro manuale era proibito e l’esenzione dalle pubbliche imposte assicurata. Il titolo di hidalgo (ossia “hijo de alguien”, figlio di persona ragguardevole) gli venne riconosciuto nel 1500.
Il secondo figlio maschio di Juan, Alonso appunto, si era sposato due volte: la prima nel 1505 con Catalina del Peso y Henao, scomparsa durante l’epidemia di peste del 1507 dopo aver partorito due figli: Maria nata nel 1506 e Juan Vázquez nel 1507; la seconda nel 1509 con Beatriz de Ahumada che gli avrebbe regalato addirittura, in ventun anni di vita comune, ben dieci eredi tra maschi e femmine: Hernando nato nel 1510, Rodrigo nel 1513, Teresa nel 1515, Juan nel 1517, Lorenzo nel 1519, Antonio nel 1520, Pedro nel 1521, Jerónimo nel 1522, Agustín nel 1527, infine nel 1528 Juana, che nascendo provocò forse la morte della già provatissima madre.
Ma l’hidalgo Alonso, come tanti altri nobili della sua condizione, esaurì presto le sue risorse: dodici figli da mantenere erano troppi. Tra prestiti e ipoteche sui possedimenti di Ortigosa de Rioalmar presso Ávila e di Olmedo presso Valladolid, le sostanze della famiglia si andarono difatti presto assottigliando.
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