Tanti modi per dire “shalôm”
Un viaggio nella Scrittura attraverso quattro testi biblici alla scoperta di sfumature e immagini che accompagnano la parola “pace“
Gianfranco ravasi
«Beati gli artefici di pace, perché essi saranno chiamati figli di Dio» (Matteo 5,9). Questa, che è la settima delle Beatitudini che aprono il Discorso della Montagna di Gesù, potrebbe essere assunta a motto ideale della riflessione che proponiamo su un valore a cui l’umanità sempre aspira, ma che incessantemente distrugge, come abbiamo anche recentemente sperimentato con la guerra russa contro l’Ucraina. «La pace è per il mondo quello che il lievito è per la pasta». Questa bella comparazione del Talmud, il testo che raccoglie l’eredità spirituale e culturale della tradizione giudaica, potrebbe essere la definizione dell’opera svolta dagli eironopoioí, gli artefici, gli operatori, i costruttori dell’eiréne, la pace. È curioso notare che eironopoioí, usato da Matteo nella beatitudine, risuona solo qui in tutto il Nuovo Testamento, mentre il vocabolo eiréne appare ben 99 volte, così come il famoso equivalente ebraico shalôm echeggia 245 volte nell’Antico Testamento.
Un dono per eccellenza divino
Il cristiano dovrebbe essere come un’oasi di pace in un mondo striato dal sangue dell’odio e della guerra. È ciò che rappresentavano, ad esempio, i monaci martiri di Tibhirine in Algeria, secondo la testimonianza di una musulmana nel film Uomini di Dio (2010) di Xavier Beauvois: «Noi siamo gli uccelli, voi i rami sui quali riposiamo in pace». Infatti, come scriveva san Paolo ai cristiani di Roma, «il Regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo» (Rm 14,17). E anche per l’antica tradizione giudaica erano tre le vie che conducono al Regno di Dio: «Onorare il padre e la madre, praticare la misericordia e riportare la pace tra un uomo e il suo prossimo» (Mishnah, Pe’a 1,1).
Purtroppo, però, la storia umana è segnata costantemente dal sangue di guerre e di violenze e la Bibbia, che è la rivelazione di Dio nella storia e sulla storia, è attraversata dalle battaglie e dalle ingiustizie: almeno seicento passi evocano guerre e uccisioni e oltre mille descrivono l’ira divina giudicatrice sul male perpetrato dall’umanità. Eppure il progetto divino, descritto nel capitolo 2 della Genesi, comprendeva una triplice e perfetta armonia dell’uomo con Dio, con la natura e col proprio simile (la donna). Anzi, la meta verso cui converge l’intero itinerario della storia è, per la Bibbia, la pace messianica. La concezione dello shalôm (in arabo salam) è poliedrica, perché il vocabolo nella sua radice suppone qualcosa di «compiuto, perfetto» e, allora, la pace biblica comprende non solo l’assenza della guerra ma anche benessere, prosperità, giustizia, gioia, pienezza di vita. Come dice il Salmo 85, «giustizia e pace si baceranno» (v. 11), mentre il filosofo ebreo olandese Baruch Spinoza nel suo Trattato teologico-politico (1670) affermava giustamente che «la pace non è assenza di guerra soltanto, è una virtù, uno stato d’animo che dispone alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia».
[...]