Sulle strade di un'Europa costruita camminando
L’antica rete delle vie di pellegrinaggio: luoghi di spiritualità, di culture e di incontri
Franco Cardini
Cominciamo con quello che Max Weber – sia benedetta la sua memoria! – ha chiamato “disincanto”. Ormai il mondo risuona dei nomi prestigiosi delle antiche vie di pellegrinaggio e/o di commercio: la One Belt One Road patrocinata fino dal 2013 dal presidente cinese Xi Jinping si propone come la “Seconda Via della Seta” tra Damasco (o addirittura Venezia) e Xian così battezzata più o meno un secolo e mezzo fa dal professor Ferdinand von Richtofen, avo del “Barone Rosso” della Prima guerra mondiale. Ma ci sono inoltre l’onnipresente e superpubblicizzata “Via Francigena” che attraversa i più bei paesaggi dell’Italia tra le Alpi occidentali e Roma, mentre ormai una valorosa schiera di specialisti ci informa che esisteva anche una “Via Francigena meridionale”, che s’innestava (o magari s’identificava) con il cammino dei pellegrini alla volta del santuario di San Michele del Gargano, la “Via dell’Arcangelo” studiata dall’indimenticabile Giorgio Otranto. Impossibile poi, partendo da queste vere e proprie arterie che sotto forma di rotte marittime innervavano quindi il Mediterraneo, ricostruire il sistema venoso dei “santuari minori” (tali poi per modo di dire: sono “minori” mete come Assisi, o Montecassino, o Santa Maria di Leuca, o San Giovanni Rotondo con il quale siamo a san Pio da Pietrelcina, nel tempo presente).
Il “sistema dei Cammini” continua, anzi va intensificandosi. Tra Rodano, Reno e Galizia la “Francigena” (che possiede anche una ramificazione italo-orientale come le “Vie Romee” che scendono dall’Europa centrale per continuare, dopo il nodo degli Xenodochia friulani, verso Venezia e Ravenna fino alla Città Eterna): sino ai pellegrinaggi verso Nostra Signora di Kazan, in piena area tartarica, presso il Volga, da dove partiva e parte ancora una “via” del hajj, il pellegrinaggio dei tartari musulmani alla volta della Mecca. Tornando all’Occidente, modello e prototipo del “Cammino di pellegrinaggio” euro-occidentale è la “Via di Santiago”, el Camino. Ma a est ecco i santuari di Spira, grande meta del “culto imperiale romanogermanico”; di Czestochowa; di Cracovia, con la sua Kalvaria modello insuperabile ma non unico dei santuari ad instar Santi Sepulcri Jerosolymitani che riempiono l’Europa dalla Polonia (o meglio, dall’antica Galitia orientalis, sorella della Galitia occidentalis di Compostela…) alla penisola iberica (dove da Tomar a Parigi con l’alchemica Tour de Saint-Jacques e a improbabili villaggi pirenaici s’innesta una “Via dei Templari”) e oltre l’Oceano, fino alla Nuova Gerusalemme francescana di San Francisco e al Brasile… Oggi, nuovi “Cammini” fioriscono in tutto il mondo: devozione, consumismo, industria turistica, nostalgia dei tempi andati e fantastoria delle mitologia post-tolkieniana e post-coelhiana s’incontrano in un nodo inestricabile tra sfruttamento della pseudocultura, voglia di mistero e industria della fantacultura.
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