Storie di mecenati
Dal medioevo al Novecento, un plurisecolare sostegno ad artisti e letterati
Maria Antonietta Crippa
Nei termini più generali il mecenatismo, presente sia pur con pesi diversi in ogni epoca, identifica la tendenza di singole personalità a valorizzare artisti e studiosi, attivandone o potenziandone la produzione con finalità di diffusione del gusto e affermazione di prestigio, spesso con ricadute pubbliche. La figura del mecenate può comprendere oppure distinguersi dal ruolo di committente, e può essere collegata anche al collezionismo, alla musealizzazione, al mercato dell’arte. Vige da sempre nel mecenatismo una regola di do ut des: sovrani, papi, ricchi possidenti offrono sostegno materiale ed economico a letterati, architetti, scultori, pittori, musicisti, maestri delle più diverse arti, con una relativa libertà di realizzazione delle opere lasciata loro, spesso a fronte dell’assunzione di ruoli utili al mecenate. Quest’ultimo, a sua volta, estende tramite gli artisti una nuova apertura d’orizzonti e una comunanza di gusti e ideali. È essenziale tener presente l’insieme di questifattori per non ridurre il mecenatismo alla sola logica di politico metodo propagandistico per affermare un potere. Le grandi opere stimolate dal mecenatismo emergono infatti non in uno solo di questi due estremi ma nell’orizzonte di una concreta storicità di eventi.
Il grande e più celebrato mecenatismo emerge nella stagione umanistica, e fiorisce nel rinascimento e nel barocco. Accompagna dall’interno le imponenti trasformazioni sociali e culturali dalla fine del XVIII secolo in poi, senza scomparire, riproponendosi anzi soprattutto nel mondo della tutela e cura di opere d’arte e di cultura. La breve selezione di episodi che qui propongo prende le mosse da casi che segnano il trapasso dal Medioevo al primo Rinascimento, accenna poi ad alcuni episodi della gloriosa rinascenza italiana e agli splendori papali, si conclude con spunti sulla contemporaneità. Ovviamente senza pretese di esaustività.
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