Sguardi dal mondo, le icone di McCurry
Predilige le frontiere e le periferie, la sua fotografia è un dialogo silente di storie e di genti. Quarant’anni di avventure: dalla guerra in Afghanistan ai cambiamenti climatici
Ma non immagina che quello sguardo magnetico e fiero sarebbe diventato un’icona in questi trent’anni splendidi e terribili. La luce di quegli occhi verdi e il dolce volto di ragazza, incorniciato in un velo rosso, stinto e lacero, fanno parte del nostro orizzonte e non c’è immagine di modella, attrice o principessa che possa competere con quella della ragazzina analfabeta e senza patria. Gli ho chiesto il perché: perché proprio quell’immagine tra le centinaia di migliaia di suoi scatti e i milioni di tanti altri fotografi? «Non so darle una risposta. So che ero felice quando scattavo quelle foto: sentivo che la piccola profuga afghana era come un dono. E poi le immagini sono come la musica, come le note sembrano perdersi nell’aria e poi ti entrano dentro, diventano tue. Vedi quella foto, ti piace e poi piace a tanti altri. Entra liberamente negli occhi e nel cuore. In qualche modo Sharbat Gula è entrata in rapporto con me, mi ha colpito subito con quello sguardo e poi ha colpito tanti altri, sempre di più. Non è l’autore, ma la gente a fare dell’immagine un’icona. Senza questo consenso di popolo sarebbe rimasta solo una bella foto tra le tante»......
di Giovanni Gazzaneo