San Pietro. La fabbrica dei sogni
Sulla tomba dell’apostolo nel tempo si succedono due basiliche la cui unica misura sembra essere quella della meraviglia
Panoramica di San Pietro.
Il pellegrino o il visitatore che giunge a San Pietro non può nascondere lo stupore, forse anche la sorpresa, per quella visione così straordinaria, così nota ma pur sempre emozionante: il colonnato con l’obelisco e le fontane, la facciata monumentale sormontata dalle gigantesche statue di Cristo e degli apostoli, la cupola, anzi il “cupolone”. Anche chi frequenta quotidianamente via della Conciliazione e dintorni per ragioni di lavoro si sorprende a scoprire ogni giorno una prospettiva diversa con cui ammirare il complesso vaticano: a volte il cupolone emerge quasi magicamente dalla foschia mattutina, altre volte si staglia sul cielo azzurro con riflessi che vanno dal grigio all’arancione, a seconda della luce del sole che mano a mano lo colora. La sera la visione cambia ancora: sullo scenario scuro del cielo appare la basilica con la cupola suggestivamente illuminata. Le straordinarie fotografie di Aurelio Amendola, pubblicate in queste pagine, riescono a trasmetterci proprio l’emozione che si prova davanti alla basilica o entrando in essa per visitarla.
Il senso di questa grandiosità, di questo complesso eccezionale, centro del mondo cattolico, quasi il logo della Chiesa universale, è anticipato dall’unica iscrizione e dalle due sole immagini che troviamo sulla facciata. «In honorem Principis Apost(olorum) Paulus V Burghesius romanus pont(ifex) max(imus) an(no) MDCXII pont(ificatus) VII»: così recita l’iscrizione. Due prìncipi si richiamano a vicenda: san Pietro, il Principe degli apostoli, e Camillo Borghese, nobile romano, Pontefice Massimo della Chiesa cattolica con il nome di Paolo V. Suo il grandioso stemma posto al centro del timpano, a cui fa da pendant un’altra immagine, collocata tra l’ingresso centrale e la loggia delle benedizioni: si tratta di un rilievo marmoreo che rappresenta la Consegna delle chiavi a san Pietro, opera di Ambrogio Buonvicino. Due realtà, due figure costituiscono, dunque, i cardini e i centri propulsori della grandezza del complesso vaticano: da una parte l’umile pescatore di Galilea, dall’altra il pontefice o, meglio, i pontefici, i successori di Pietro, che si sono alternati – da Niccolò V a Giulio II, da Leone X a Paolo III, da Sisto V a Paolo V, ossia da metà Quattrocento fino al primo Seicento – come committenti dell’imponente quanto problematica ricostruzione dell’antica basilica costantiniana, le cui strutture non sopportavano più il peso del tempo e minacciavano rovina.
di Lello Iacobone