Salgado anno zero
In “Genesi” il grande fotografo brasiliano ritrae la natura allo stato puro
Galápagos (Ecuador), 2004
Sono i luoghi dell’infanzia la “genesi” del Sebastião Salgado fotografo. E anche del suo ultimo, monumentale lavoro. Un ritorno alle origini: non individuali ma universali. L’obiettivo salgadiano cattura stavolta le «periferie della civiltà del pianeta». Quegli angoli di mondo «ecologicamente puri, ancora primordiali – dice – che formano il 45 per cento della terra», spiega l’artista brasiliano, tornato a Milano dopo 14 anni di assenza per presentare Genesi. Dopo quattro decenni trascorsi a fotografare l’animale-uomo e la sua lotta per la sopravvivenza, Salgado si concentra ora sui “sopravvissuti” all’abbraccio, spesso letale, della modernità. Fauna e flora sono il soggetto privilegiato dell’esplorazione, insieme alle popolazioni indigene più isolate e, dunque, autentiche. «Non c’è differenza tra il fotografare l’uomo o gli animali o le montagne. Siamo tutti esseri viventi, in modi differenti», spiega, conficcando gli occhi azzurri sul viso dell’interlocutore. L’idea di cambiare oggetto di indagine è nata proprio in Minas Gerais. O meglio dal Minas Gerais......
di Lucia Capuzzi