Raffaello vive, e abita qui

Una guida d’eccezione alle Stanze Vaticane, apice di un artista ai vertici di tutta la storia dell’arte

​Antonio Paolucci

Ci sono, nella storia dell’arte, date che devono rimanere per tutti indimenticabili. Una di queste è il 1508, quando Giulio II della Rovere, un romano pontefice che amava la politica, la diplomazia e la guerra più di quanto non sembrasse amare la pittura, chiama davanti a sé due artisti. Uno è Michelangelo Buonarroti da Firenze, un giovane uomo di trentatré anni, e a lui chiede di dipingere la volta della Sistina, la “cappella magna” della Chiesa cattolica. L’altro è un ragazzo di venticinque anni, Raffaello Sanzio da Urbino, e a lui affida la decorazione ad affresco delle pareti del suo appartamento privato, la serie di ambienti, oggi segmento fondamentale nel percorso dei Musei Vaticani, che tutto il mondo conoscerà come le “Stanze”. I due grandi ebbero in sorte di lavorare nello stesso luogo, a poche centinaia di metri di distanza l’uno dall’altro, negli stessi anni e per lo stesso committente. Le loro vite e le loro esperienze professionali si sfiorarono e in qualche caso si specchiarono e si misurarono le une nelle altre. Resta tuttavia il fatto che la stagione che vide nascere le “Stanze” e la volta della Sistina segna il momento apicale nella storia delle arti lungo l’intero corso del passato millennio.
Raffaello arriva a Roma nel 1508, accompagnato e preceduto dalla presentazione del conterraneo e lontano parente Donato Bramante, l’architetto che aveva già avviato, a quell’epoca, la costruzione della nuova San Pietro, l’edificio da edificare e reinventare sulle spoglie dell’antica basilica costantiniana. C’è da dire però che il ragazzo Raffaello non aveva bisogno di speciali raccomandazioni. Dopo la notorietà e i successi conseguiti durante il soggiorno fiorentino (1504-1508) tutti a Roma sapevano che quell’artista giovanissimo era un prodigio di bravura e, quasi, lo stupore del secolo.
Incomincia così per Raffaello l’impresa delle Stanze, il capolavoro che ha impegnato ininterrottamente l’intero arco della sua breve vita, fino alla morte avvenuta, a soli trentasette anni di età, il 6 aprile del 1520. [...]

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